IL SENSO E IL VALORE DELLA MEDIAZIONE ISTITUZIONALE
da Laura Pennacchi: FILOSOFIA DEI BENI COMUNI
la riflessività della modernità si articola lungo linee consensuali, discorsive, argomentative ma anche in conflitti. Le une e gli altri hanno bisogno di istituzioni che li trattino, li organizzino, li elaborino, in una parola che li medino; istituzioni che, nel mediare, distinguono tra valori assoluti - la cui coesistenza è garantita dalla laicità - e questioni sottoponibili al confronto e all'argomentazione, trasformano l'antagonismo in agonismo, contrastano il fondamentalismo. Le istituzioni, infatti, non sono norme né fini, ma non sono nemmeno puramente e semplicemente strumenti. Le istituzioni sono il medium delle relazioni sociali attraverso cui avvengono, in forme mediate intersoggettivamente, l'elaborazione, il riconoscimento e la generalizzazione di significati sociali: in quanto tali sono "beni pubblici di secondo ordine" (Donolo 197). La mediazione istituzionale, pertanto, è una funzione centrale della civilizzazione moderna.
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La crisi globale esplosa nel 2007-2008 ha mostrato a quali esiti catastrofici possano condurre i due assi lungo i quali si è svolta la globalizzazione neoliberistica innescata dagli inizi degli anni ottanta del Novecento caratterizzata da autoregolazione come negazione della mediazione istituzionale: la rimessa in discussione dell'autonomia del politico, l'affermazione di un diritto p"puro" (vale a dire purificato dalle influenze della politica) e cioè rinaturalizzato (Ferrarese 2010), proteso verso l'imediatezza. Quei confini - non solo tra territori ma tra livelli, sfere, categorie - istituiti dalla mediazione istituzionale sono stati erosi, la distanza è stata annullata da una prossimità generalizzata, nella sfera giuridica si sono ridotte le differenze tra pubblico e privato, tra verità e menzogna, tra lecito e illecito. La stessa distinzione tra società civile e Stato subisce uno sgretolamento in nome della esaltazione dell'immediatezza della società civile, spinta fino al punto di occultare il carattere "istituente" (Magatti 2005) in realtà in essa racchiuso.
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