sabato 21 marzo 2015

IL LETTORE STOLTO (12) "IL CERCHIO" di DAVE EGGERS

IL LETTORE STOLTO (12) "IL CERCHIO" di DAVE EGGERS



A un certo punto, nel corso della lettura de IL CERCHIO di Dave Eggers mi sono posto una domanda. Questa nazione che inizia la propria costituzione in questo modo clamoroso “Noi, popolo degli Stati Uniti...” come mai, nella propria epica, deve sempre dipendere dall'eroe solitario, prima vilipeso e disconosciuto e poi riordinatore del mondo, vendicatore dei torti? E questo popolo, NOI, per tre quarti della narrazione appare massa amorfa.

Così sembrava indirizzarsi Eggers, che invece, non dico come, stupisce.

Rampini ha avuto ragione nel suggerirmi questo libro. Forse a volte la narrazione appare ingenua (ma è finta ingenuità o sottile sarcasmo sul nostro stupore beota di fronte alle possibilità delle nuove tecnologie?) e l'intenzione di apparire il George Orwell del terzo millennio forse è fin troppo palese.

Però il racconto scorre piacevole, personalmente faccio un po' di confusione tra qualche personaggio (ma questo dipende da me e dalla lettura contemporanea di più libri), e la tematica appare sufficientemente realistica e inquietante da far venire voglia di concluderlo.

E la conclusione, anche se la si intuisce a un certo punto, non è per nulla scontata.

Tra le righe Eggers si permette, senza tralasciare le sue tesi, di lanciare qualche sferzata, per esempio ai fondamentalisti cristiani della “bible belt” della profonda America

Fa sorridere, pensando agli streaming (un po' passati di moda, sembra) del M5S, la vicenda centrale della trasparenza. Eppure, siamo ancora ben in credito di trasparenza in questa Italia dei segreti e della corruzione prima di superare il limite di equilibrio e passare nella patologia illustrata da Eggers.

Un bel libro alla fine, è stato piacevole leggerlo. Questo è uno di quei libri buoni per i gruppi di lettura, la discussione sarebbe sicuramente interessante ed accesa. Mi sento di fare una previsione non azzardata ipotizzando un film tratto da questo libro, il rischio è che sia prodotto da Google o da FB.

giovedì 19 marzo 2015

IO SONO VERTICALE

IO SONO VERTICALE
sul calendario 2015 che ho comprato ai mercatini di Natale dalle amiche di Mariposa /Linea d'Ascolto ho trovato, nella pagina di Marzo, questa poesia, di Sylvia Plath.
Senza poter spiegare razionalmente perché, trovo questa poesia stupenda.

IO SONO VERTICALE
Ma Preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.

Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me

domenica 15 marzo 2015

IL LETTORE STOLTO (11). HAI RAGIONE ANCHE TU!

IL LETTORE STOLTO (11). HAI RAGIONE ANCHE TU!
Già mi vedo protagonista della scenetta
l.s.: "Andrea Bertaglio, hai proprio ragione"
l.s.: "Luca Simonetti, hai proprio ragione"
ficcanaso: "Ma l.s. non puoi dare ragione ad entrambi"
l.s. " Ficcanaso, hai proprio ragione" 

IL LETTORE STOLTO (10) DAVIDE EDMONDS. UCCIDERESTI L'UOMO GRASSO?

IL LETTORE STOLTO (10) DAVIDE EDMONDS. 
UCCIDERESTI L'UOMO GRASSO?

Avevo letto la recensione di questo libro credo su LA DOMENICA del SOLE24ORE di qualche mese or sono.
Ho capito dal titolo che avrei comprato questo libro. Sono stuzzicato, coinvolto, incuriosito da titoli come questo.
In realtà mi incuriosisce anche il sottotitolo " Il dilemma etico del male minore", perchè mi rendo conto che sia un dilemma dal quale io con il ragionamento razionale non so uscire. La mia logica è troppo carente e le mie basi filosofiche sono troppo "filosofia da bar" per cui spesso mi accorgo di vuoi arrivare a soluzioni troppo raffazzonate e "per via breve", vuoi al contrario essere assolutamente immobile incapace di prendere alcuna soluzione.
Spero in un aiuto da parte di questo libro.

Ecco il dilemma RAMO DEVIATO
"Un uomo è in piedi al lato dei binari quando vede un treno lanciato in corsa verso di lui: chiaramente i freni non hanno funzionato. Più avanti ci sono cinque persone legate sui binari. Se l'uomo non fa nulla, i cinque saranno travolti e uccisi. Per fortuna, accanto a lui, c'è una leva di scambio: agendo sullo scambio manderà il treno fuori controllo su un altro binario, un ramo deviato, proprio lì, poco più avanti. Ahimé, c'è un intoppo: sul ramo deviato vede una persona legata sui binari; il cambiamento di direzione comporterà inevitabilmente l'uccisione di questa persona. Che cosa dovrebbe fare?"

Il protagonista, l'Uomo Grasso, non è ancora entrato in scena.

IL LETTORE STOLTO (9) DAVE EGGERS. IL CERCHIO

IL LETTORE STOLTO (9) DAVE EGGERS. IL CERCHIO
Sto leggendo questo libro IL CERCHIO di Dave Eggers. L'ho prenotato in biblioteca perché non era subito disponibile, è arrivato dopo un po' di tempo,  così quando è arrivato non ricordavo più perché lo avevo prenotato. Credo che lo avrò trovato citato da Rampini nel libro RETE PADRONA.


Mi sembra abbastanza ingenuo nel porre le proprie tesi, però la storia è leggibilissima e ben costruita.
Oggi voglio solo proporre questo stralcio che rimanda, nella vicenda della protagonista (Mae),  in modo neppure troppo velato, alla Julia di 1984.
"Bé, grazie, Mae Ti ringrazio. Ma la cosa di cui dobbiamo parlare è ... bé mettiamola in un altro modo. Tu sai che questa non è una di quelle aziende dove si timbra il cartellino. Mi spiego?"
" Oh, lo so. Non vorrei... Ti ho forse lasciato intendere che pensavo..."
"No, no. Non mi hai lasciato intendere nulla. E' solo che non ti abbiamo più visto molto da queste parti dopo le cinque, e così ci chiedevamo se eri... bé, ansiosa di andartene."
"No, no. Hai bisogno che io resti qui più a lungo?"
Dan ebbe un fremito. "No, non è questo. Tu sbrighi il tuo lavoro nel migliore dei modi. Ma ci sei mancata al party del Vecchio West di giovedì sera, che è stato un evento piuttosto importante di team-building centrato intorno a un prodotto di cui siamo tutti molto fieri. Non sei venuta ad almeno due eventi per i novellini, e al circo, bé, sembrava non vedessi l'ora di andartene. Credo che tu sia rimasta non più di venti minuti. e queste cose sarebbero comprensibili se il tuo Grado di Partecipazione non fosse così basso. Sai qual è?"
Mae immaginava che fosse nella fascia tra otto e novemila. "Credo di sì"
"Tu credi", disse Dan guardando lo schermo. "E' 9101. Ti sembra che vada bene " Era sceso nell'ultima ora, dall'ultima volta in cui Mae aveva controllato.

giovedì 12 marzo 2015

IL LETTORE STOLTO (8) MANZINI MAGRIS

IL LETTORE STOLTO (8) MANZINI MAGRIS

Improvvisamente ho chiuso il libro e l'ho messo sulla pigna di quelli da riportare in biblioteca. Quale? "Pista nera" di Manzini. Rocco Schiavone, il protagonista mi ha nauseato. Come mai? Perché improvvisamente ho sentito di aver raggiunto la saturazione quando nel precedente romanzo ero stato parzialmente divertito dal personaggio e dal contesto? Oggi me lo sono chiesto.
Sono giunto alla conclusione che in un "giallo" seriale cerco non solo il plot, il crimine e l'indagine per smascherarlo, cerco anche dei personaggi che mi dicano qualcosa, che possano essere degli archetipi, che nel loro relazionarsi con la società complessa che li circonda propongano delle risposte e degli atteggiamenti anche di rottura, non conformisti, provocatori.
Schiavone é conformista.

Non mi dice nulla di nuovo, non mi fa fare nessuna scoperta. Non mi svela un mondo sconosciuto. Il linguaggio è il comportamento di Schiavone non sono elemento di rottura in un mondo delle relazioni umane ipocrite e fintamente cortesi. Anzi, viene a noia perché rispecchia la triste realtà. Non ho bisogno di leggere Manzini per trovare la volgarità pesante e prevaricatrice, la realtà me la mostra ogni giorno, banalmente basta sintonizzarsi su Radio24 alle 18.30 per esempio.
La gentilezza e lo sguardo comprensivo sono rivoluzionari oggi, la com-passione è il rispetto sono elementi di rottura. Schiavone sarebbe stato interessante se avesse scoperchiato la cloaca sotto il bon-ton. Ma la cloaca oggi rende e non approfittarne sembra atteggiamento da deboli o stupidi. O stolti.

A proposito della forza rivoluzionaria della gentilezza e del comportamento civile, due risposte di una bella intervista al Fatto Quotidiano di un intellettuale che ammiro molto: Claudio Magris. Una persona che sa esprimere posizioni nette e dure senza dare l’impressione di alzare mai la voce o di usare un linguaggio volgare.

Su Il Corriere ha scritto che la borghesia “pronta e incline a ogni indecenza, ha perso il diritto di definirsi borghese, parola che per Mann, Croce, Einaudi e tanti altri significa tutt’altra cosa. Una borghesia che diventa anche politicamente il contrario di se stessa ossia populismo, democrazia per acclamazione di caudillos”.
Marx parlava di Lumpenproletariat, proletariato intellettualmente e moralmente pezzente, disponibile a qualsiasi manipolazione politica, contrapponendolo al proletariato consapevole. Usò questa parola, lumpen, anche Sandro Pertini a proposito dei brigatisti. Oggi la società italiana è sempre più una pappa gelatinosa, una specie diLumpenbourgeoisie, di borghesia intellettualmente pezzente anche quando è benestante, che non ha nulla a che vedere con la borghesia classica. Una classe colloidale in cui anche virtù e vizi borghesi sono scomparsi: non c’è più nemmeno quel modo benpensante, che era comunque l’omaggio del vizio alla virtù.

Che danni ha causato la scomparsa della borghesia?
Improvvisamente certe cose, che prima erano date per scontate, non lo sono più state. Se ora mi metto le dita nel naso, lei si offende giusto? Non è un delitto, ma non è educato. Qualcosa, sul piano civilmente più superficiale è cambiato. Fare le corna dietro la testa di un ministro, come ha fatto Berlusconi, non è immorale. Ma ci immaginiamo De Gasperi, alla Conferenza di pace di Parigi che – mentre dice ‘Sento che tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me’ – fa le corna? Sembra un dettaglio folkloristico, in realtà è una premessa per l’ignoranza. Un male terribile che ci affligge, perché se non sappiamo metter in ordine una frase e distinguere tra nominativo e accusativo, non distinguiamo chi ruba e chi viene derubato.

Questo è il link per tutta l’intervista.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/18/claudio-magris-intervista-italia-paese-dove-nessuno-sivergogna/781730/

Mi piace citare un brano del libro ALFABETI.

“C’è anche un’altra strategia, quella di chi non patisce l’assenza della vita – di una vita che non è mai, ma ha sempre ancora da aggiungere – bensì tenta di prolungare questa attesa della vita, nella speranza che essa non giunga mai, perché crede che, se venisse, comporterebbe qualcosa di tragicamente distruttivo, che l’attesa e il rinvio differiscono e allontanano.. Questo motivo percorre per esempio i racconti di Walser, i cui personaggi cercano di vivere sempre nell’attesa della vita, nella sua anticamera, in quanto l’esistenza reale, in ogni sua determinazione, appare insopportabile. Si vuole quindi vivere in una indeterminatezza che dovrebbe essere la vita vera, una vita pura ed essenziale, spogliata di tutte quelle determinazioni che la specificano, che la rendono reale, ma che vengono sentite come intollerabili.

La vita vera appare allora la vita indifinita, astratta, inesistente; una anticamera della vita che è una pura essenza e assomiglia paurosamente al nulla. Già Ibsen aveva dato dei grandissimi esempi di questa tattica elusiva, si pensi a quel suo personaggio che vuole scrivere un grande libro sulla vita, per poi cominciare finalmente a vivere, ma non riesce e non vuole mai riuscire a finire questo libro, perché poi comincerebbe il vero problema, la tragica scoperta di non essere all’altezza della vita



Fra queste pieghe si può anche ridere del nulla che incombe e che Svevo ha evocato nell’ultima, estrema pagina scritta alle soglie della morte. In questo fulmineo apologo, il solito vecchio, a mezzanotte, sta andando a letto, dove la moglie sta già russando pesantemente. Mentre il vecchio si spoglia, pensa che è mezzanotte, l’ora in cui potrebbe venire Mefistofele e proporgli l’antico patto. Da personaggio totalmente secolarizzato qual è, egli pensa che darebbe subito al diavolo la propria anima, senza incertezze, ma per che cosa, per quale bene da ottenere in cambio? Non certo per la giovinezza, pensa, che è piena di dolori, sebbene anche la vecchiaia sia orribile; non per l’immortalità, perché la vita è intollerabile, per quanto pure la morte sia orrenda.

Egli si accorge, in questa estrema parabola occidentale dell’estinzione del desiderio, che in fondo non avrebbe niente da chiedere al diavolo. E allora egli si immagina mentre sta spogliandosi, Mefistofele che, nell’inferno, si gratta perplesso la barba, rappresentante di una ditta che ha ormai poco da offrire e che sul mercato sta perdendo quota. A questa immagine egli ride forte, e mentre ride si infila nel letto; semisvegliata da quel suo riso, la moglie accanto a lui borbotta: e si gira dall’altra parte, tornando a scivolare nel sonno”


domenica 8 marzo 2015

IL LETTORE STOLTO (7). SERMONTI (Pennac), MANZINI, CAMILLERI, P.D.JAMES, KANT

IL LETTORE STOLTO (7). SERMONTI (Pennac), MANZINI, CAMILLERI, P.D.JAMES, KANT

Alla fine ho dato ragione a Pennac. Se un libro non ti prende, chiudilo. L'ho fatto. Non sono riuscito a finire IL VIZIO DI LEGGERE di Sermonti. Per carità, probabilmente sono io che non sono riuscito ad aprire abbastanza porte nel mio cervello per consentire a quell'autore di farmi comprendere il suo messaggio. Ma, lo leggevo, insistevo da uno stralcio all'altro e non mi appassionavo. Forse anche il titolo, IL VIZIO DI LEGGERE. Questo disfemismo mi ha un po' infastidito, che, occorre ammetterlo, è degno di profonda incoerenza da parte di uno che si picca di chiamare IL LETTORE STOLTO, i suoi abbastanza inutili (falso disfemismo!!!) interventi.

Insomma, un saluto a Sermonti, un arrivederci spero.

Complice una momentaccio dal punto di vista della salute, ho preferito buttarmi su letture disimpegnate, mancando la forza e la capacità di applicarmi a riflessioni sufficientemente sofisticate.

Su suggerimento del SOLE 24 ore ho preso in biblioteca un paio di romanzi di Manzini, incentrati sulla serie del Vicequestore Rocco Schiavone. Ho letto LA COSTOLA DI ADAMO.

Ho letto velocemente e volentieri il giallo, ma non sono entusiasta del personaggio. Delle due l'una, o è troppo realistico (e allora ho qualche pensiero sulle Forze dell'Ordine in Italia che non vorrei avere) o è troppo macchiettistico, e quindi si cade nell'eccesso manieristico di dipingere con ombre i personaggi per aiutarci ad amarli “pieni di macchie e di paura”. E' come se Montalbano fosse in mezzo e Schiavone ondeggiasse ai due estremi della bilancia. I dialoghi sono spesso piacevoli nella loro brutalità, una scena comica mi ha fatto lacrimare dal ridere, tanto bene era resa, e sono molto toccanti i suoi colloqui con la moglie (a mio avviso la parte più vera e più simpatetica del libro). Ho iniziato LA PISTA NERA. Facendo il paragone con Moltalbano, non ho trovato niente di meglio che prenderne un paio dalla biblioteca (UN COVO DI VIPERE e LA LUNA DI CARTA ). Sono due romanzi che mi sono piaciuti- tra l'altro LA LUNA DI CARTA l'ho anche in casa e non ricordavo di averlo. Questo non sarebbe ancora grave, ma se lo avessi anche letto e non mi ricordassi assolutamente di averlo letto...? Dovrei dire due parole a quel signore tedesco...

L'impianto è semplice, la soluzione è facilmente intuibile già a metà libro ( a volte Camilleri mi è sembrato più complesso da svelare) e i personaggi, sono, a mio avviso, sempre straordinari – anche se ho sempre più l'impressione che Camilleri si sia stancato di Augello o si sia pentito di averlo fatto sposare. Leggo Camilleri senza pormi tante domande, immergendomi nel racconto, parteggiando per quello o quell'altro personaggio, divertendomi dell'occhio sbarazzino con cui Camilleri tratteggia le donne. Sbarazzino ma a mio avviso estremamente rispettoso anche nel guardale con occhio maschio e nel raccontare le molteplici dinamiche del rapporto tra uomini e donne.

Ho iniziato LA PAZIENTE PRIVATA di P.D.JAMES. Sempre appassionante, ma la struttura del romanzo, con le sue lunghe e precise descrizioni, l'apparente lentezza dello svolgersi della trama, quasi in unità di tempo, il succedere degli eventi soprattutto nella parte delle indagini (che iniziano di solito a metà libro) impongono una lettura con momenti di pausa tra un capitolo e l'altro.

Concludo con parole spesso citate ma che, in questo periodo (stretto tra l'insorgere di barbari che pervicacemente cercano di cancellare la storia e la memoria di parte dell'umanità, e piccole personcine grette e meschine che fanno e ottengono dal loro essere grette, meschine e false, di essere ascoltate e ritenute degne di fiducia mal posta) sono ancora in grado di indicarci la strada.

Le traggo dal libricino KANT, FOUCAULT: CHE COS'è L'ILLUMINISMO

“L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo”