domenica 8 marzo 2015

IL LETTORE STOLTO (7). SERMONTI (Pennac), MANZINI, CAMILLERI, P.D.JAMES, KANT

IL LETTORE STOLTO (7). SERMONTI (Pennac), MANZINI, CAMILLERI, P.D.JAMES, KANT

Alla fine ho dato ragione a Pennac. Se un libro non ti prende, chiudilo. L'ho fatto. Non sono riuscito a finire IL VIZIO DI LEGGERE di Sermonti. Per carità, probabilmente sono io che non sono riuscito ad aprire abbastanza porte nel mio cervello per consentire a quell'autore di farmi comprendere il suo messaggio. Ma, lo leggevo, insistevo da uno stralcio all'altro e non mi appassionavo. Forse anche il titolo, IL VIZIO DI LEGGERE. Questo disfemismo mi ha un po' infastidito, che, occorre ammetterlo, è degno di profonda incoerenza da parte di uno che si picca di chiamare IL LETTORE STOLTO, i suoi abbastanza inutili (falso disfemismo!!!) interventi.

Insomma, un saluto a Sermonti, un arrivederci spero.

Complice una momentaccio dal punto di vista della salute, ho preferito buttarmi su letture disimpegnate, mancando la forza e la capacità di applicarmi a riflessioni sufficientemente sofisticate.

Su suggerimento del SOLE 24 ore ho preso in biblioteca un paio di romanzi di Manzini, incentrati sulla serie del Vicequestore Rocco Schiavone. Ho letto LA COSTOLA DI ADAMO.

Ho letto velocemente e volentieri il giallo, ma non sono entusiasta del personaggio. Delle due l'una, o è troppo realistico (e allora ho qualche pensiero sulle Forze dell'Ordine in Italia che non vorrei avere) o è troppo macchiettistico, e quindi si cade nell'eccesso manieristico di dipingere con ombre i personaggi per aiutarci ad amarli “pieni di macchie e di paura”. E' come se Montalbano fosse in mezzo e Schiavone ondeggiasse ai due estremi della bilancia. I dialoghi sono spesso piacevoli nella loro brutalità, una scena comica mi ha fatto lacrimare dal ridere, tanto bene era resa, e sono molto toccanti i suoi colloqui con la moglie (a mio avviso la parte più vera e più simpatetica del libro). Ho iniziato LA PISTA NERA. Facendo il paragone con Moltalbano, non ho trovato niente di meglio che prenderne un paio dalla biblioteca (UN COVO DI VIPERE e LA LUNA DI CARTA ). Sono due romanzi che mi sono piaciuti- tra l'altro LA LUNA DI CARTA l'ho anche in casa e non ricordavo di averlo. Questo non sarebbe ancora grave, ma se lo avessi anche letto e non mi ricordassi assolutamente di averlo letto...? Dovrei dire due parole a quel signore tedesco...

L'impianto è semplice, la soluzione è facilmente intuibile già a metà libro ( a volte Camilleri mi è sembrato più complesso da svelare) e i personaggi, sono, a mio avviso, sempre straordinari – anche se ho sempre più l'impressione che Camilleri si sia stancato di Augello o si sia pentito di averlo fatto sposare. Leggo Camilleri senza pormi tante domande, immergendomi nel racconto, parteggiando per quello o quell'altro personaggio, divertendomi dell'occhio sbarazzino con cui Camilleri tratteggia le donne. Sbarazzino ma a mio avviso estremamente rispettoso anche nel guardale con occhio maschio e nel raccontare le molteplici dinamiche del rapporto tra uomini e donne.

Ho iniziato LA PAZIENTE PRIVATA di P.D.JAMES. Sempre appassionante, ma la struttura del romanzo, con le sue lunghe e precise descrizioni, l'apparente lentezza dello svolgersi della trama, quasi in unità di tempo, il succedere degli eventi soprattutto nella parte delle indagini (che iniziano di solito a metà libro) impongono una lettura con momenti di pausa tra un capitolo e l'altro.

Concludo con parole spesso citate ma che, in questo periodo (stretto tra l'insorgere di barbari che pervicacemente cercano di cancellare la storia e la memoria di parte dell'umanità, e piccole personcine grette e meschine che fanno e ottengono dal loro essere grette, meschine e false, di essere ascoltate e ritenute degne di fiducia mal posta) sono ancora in grado di indicarci la strada.

Le traggo dal libricino KANT, FOUCAULT: CHE COS'è L'ILLUMINISMO

“L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo”









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