IL LETTORE STOLTO(15) FRANCO SCAGLIA. IL CUSTODE DELL’ACQUA
Una breve riflessione sul libro appena letto
Inizio con una citazione“Adesso vi racconterò la storia del Buon Soldato”
(…)
Vidigal raccontò: “Immaginate un quartiere di Gerusalemme est dove la popolazione è povera, affamata, i ragazzi sono tutt’ossa. Per loro valgono questi versi. Per loro valgono questi versi:
(…)
“… Immaginate allora quel quartiere dove ci sono tante bocche da sfamare e i ragazzi sono armati di pietre. Le cime biancastre delle colline della giudea sono ricoperte di un delicato velo verde. Su quelle colline i giovani palestinesi perdono la vita. In quel quartiere i bambini offrono il petto a un fucile israeliano invitando una recluta adolescente a sparare. Vivono in misere case, dove spesso l’unico pezzo di arredamento, magari un armadietto con la vetrina di cristallo, è stato fracassato durante una perquisizione.
Immaginate un bambino con un occhio chiuso, giallo e pieno di pus. Se gli sollevi la palpebra vedi che il bulbo oculare è spaccato, E’ un proiettile di gomma che l’ha colpito. Immaginate un taglia pietra al quale una scheggia ha lacerato una mano. E, prima di arrivare all’ospedale, è stato fermato a un posto di blocco militare e costretto per ore a rimanere in ginocchio sotto il sole. Immaginate in quali condizioni sia la mano. Immaginate un bambino di sei anni colpito al viso dal calcio di un fucile per aver disegnato sul muro la bandiera palestinese. E un altro bambino ferito in tutto il corpo da pezzi di vetro perché un soldato ha sfondato una finestra per entrare in casa sua. Immaginate che tutti costoro e altri ancora siano nelal strada centrale e polverosa del loro quartiere. Arriva un’auto israeliana e alla guida c’è il Buon Soldato. E’ giovane. Forse non si rende conto dov’è capitato. Appena quel popolo di storpi, mutilati, semiciechi si accorge di lui circonda la sua auto. Il Buon Soldato, esce, spara in aria, fugge. L’automobile viene bruciata e del Buon Soldato non si sa più nulla (…)”
Faccio fatica ad esprimere un giudizio su questo libro. Non per il paragrafo che ho trascritto sopra, questo sia pure romanzato è una fotografia illuminante di cosa è l’oppressione dell’occupazione, più vera (più continua, più feroce, più devastante) delle immagini, che suscitano l’indignazione, con scadenza, di alcuni di noi, di bombardamenti in occasioni delle periodiche guerre dalla potenza asimmetrica tra in contendenti.
E’ il racconto nel suo complesso, nel quale ogni personaggio, in qualsiasi dialogo parla per enigmi o per immagini che spesso non capisco, un parlare quasi solo per citazioni o per allusioni. Il protagonista si muove a volte sperso tra persone che muovono le fila con apparente onniscienza tanto che mi chiedo perché tutta quella serie di intrighi, non potevano risolvere il tutto con un paio di telefonate?
Il complesso del romanzo è affascinante perché tratta di uno dei luoghi più affascinanti (misteriosi, dolorosi, intriganti) del mondo (forse per gli aborigeni australiani Gerusalemme significa poco, ma purtroppo per loro, e forse per noi, non sono loro a tenere in mano le redini del mondo –e neppure gli atei –altro “purtroppo”). Io non conosco la città, non conosco Israele e la Palestina – che non visiterò finchè ci sarà l’Oppressione – e mi fido della conoscenza di Scaglia che è abilissimo nel descrivere i luoghi e farceli sognare (come mi fa sognare Ginestra, luogo che vorrei visitare).
A mio modo di vedere al termine del romanzo, quando è costretto a completare i giochi e a svelare gli arcani, Scaglia coglie con grande realismo l’obiettivo vero dei contrasti. Precipita un po’ improvvisamente ma ha il merito di ridurre i giochi al cinismo della volontà di potenza e di dominio degli uni sugli altri.
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