CLAUDIO MAGRIS. ALFABETI
Fontane. La vecchia Prussia e il futuro
Questo libro di Magris, bello e sostanzioso, viene assunto con parsimonia, a volte lasciando passare uno o due giorni tra una somministrazione e l'altra. Ho l'impressione che Magris meriti tutta la lentezza che i tempi di riconsegna in biblioteca consentono. Sarebbe probabilmente uno spreco forzare la lettura anche quando il rigore dello stile e il contenuto non immediato suggerirebbero un po' di distrazione. Penso che correrò il rischio di riconsegnarlo non finito, e magari riprenderlo dopo qualche tempo, piuttosto che non godermelo tutto. Questo breve paragrafo che trascrivo sotto, trovato appena aperto nel nuovo capitolo, mi da ragione.
Amare il vecchio, vivere per il nuovo: non è detto che ciò che amiamo sia sempre degno e capace di vivere né che ciò per cui, volenti o nolenti, si vive possa o sappia destare il nostro amore. Talvolta si ama qualcosa solo perché è cresciuta con noi, è lo spazio e il terreno della nostra vita, anche quando ne vedessimo l'indegnità, l'immoralità oggettiva, non smetteremmo di amare quel mondo, perché è il nostro.
Allo stesso modo, si può capire e approvare non solo l'inevitabilità, ma anche la superiore giustizia di un mondo nuovo che sorge e cooperare onestamente al suo sorgere, ma con intimo disagio, perché ci si rende conto che la sua aurora è il nostro tramonto
sempre dallo stesso capitolo di ALFABETI di Magris:
RispondiEliminaEssere classici significa vivere a fondo la propria epoca, anche identificandosi con essa e soffrendo drammaticamente la sua fine segnata dalla storia, ma senza abbandonarsi ad alcun pathos apocalittico, senza credere che la fine della propria storia o della propria vita, pur patita con strazio, sia la fine dei valori, del bene, di tutto.