Per una volta la “casta dei giornalisti” si trova nelle
condizioni di tale debolezza da dover parlare (molte volte lisciare) chi,
utilizzando gli stessi strumenti ( strumentalizzazione, estrapolazione del
particolare dal contesto per renderlo generale fuorviandone il senso,
ricostruzione della realtà ad
uso del proprio fine), la lascia a bocca asciutta, sbavante
saliva come un cane che non riesce a raggiungere il cibo bloccato da una catena
troppo corta.
Stupisce, ma no anzi! , non stupisce, che i giornalisti
italiani chiamino il mondo a sostegno del loro diritto all’informazione quando,
potendo godere generalmente a piene mani di tale diritto, lo usano non per
“informare” i loro lettori, ma per dimostrare il loro potere di costruzione o
distruzione delle fortune altrui, nel nostro caso di persone impegnate in
politica bersaglio ormai stantio della rabbia di chi li ha votati o ha votato
per anni coloro i quali hanno portato il Paese alla situazione di emergenza
come quella odierna (ligi e obbedienti quando il baratro si stava aprendo
ancora sotto i piedi, maramaldi ora quando si pensa che non tanto il baratro si
sia allontanato quanto che gli italiani si siano dimenticati il baratro
prospiciente).
Si indignano sugli stessi giornali dai quali abbiamo potuto
leggere tante mistificazioni ai danni della vittima di turno, si intervistano
tra di loro e si
auto immolano a vittime, mentre non sono altro che deludenti giocatori di un
gioco deludente che per una volta li vedere perdenti – ma proni alla necessità
di vendere titoli, di share, di accessi ai siti internet dei giornali, di copie
cartacee.
Dove inchinarsi a chi li chiude nei recinti lontano dal
cuore della azione e li bistratta continuamente è un buon contrappasso per la
loro protervia ma non aiuta certo noi cittadini che dalle notizie abbiamo un
bisogno enorme (lo avremmo di buona informazione in realtà, e ci frena la
scarsa conoscenza dell’inglese, del tedesco e del francese per molti di noi).
Se ci hanno deluso i politici, ancor di più ci hanno deluso,
salvo rari esempi che emergono dalla massa, i giornalisti italiani.
Sarebbe necessaria una riflessione generale tra coloro che
si dedicano all’informazione in Italia, che dovrebbe essere una professione
rigorosa, vissuta anche con spirito di servizio. Ma purtroppo non sembra alle
porte, si nota invece una tendenza a credersi al di sopra ( in realtà al di
sotto) di un minimo etico di correttezza anche nei piccoli fogli di paese, come
quelli che girano nelle edicole di Trezzo, nei quali si assembla il trash con
la strumentalizzazione o il dileggio per la parte politica che si è scelto di
combattere a favore di quella che si è scelto (senza ovviamente renderlo
esplicito) di appoggiare, ammantandosi con un falso velo di equidistanza che è
invece solo un velo di opacità ingannatrice.
La crisi del giornalismo italiano è sintomo e causa insieme
della più grande e grave crisi sociale italiana.
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