domenica 19 ottobre 2014

RILEGGENDO 1984 DI ORWELL. LA NEOLINGUA



“1984” di Orwell è un romanzo enorme, nel senso che ha una infinità di contenuti, di analisi, di “domande”, di sollecitazioni. Dopo averlo letto, tempo dopo averlo letto, la rilettura mostra quanto poco, se non il disegno generale, rischia di rimanere in testa, anche a causa del messaggio forte fondamentale. Per esempio, non ricordavo assolutamente il discorso sulle parole e sulla lingua che l’autore inserisce nel dialogo che riporto sotto (stralciando solo la parte dell’interlocutore di WInston) e che, nella rilettura ho fortunatamente riscoperto e trovato di estrema attualità.



George Orwell. 1984


Syme, funzionario del Reparto Ricerche del Ministero della Verità, dove lavora anche Winston Smith, gli spiega cosa sia la neolingua, al cui Dizionario ( undicesima edizione) sta lavorando.



"L'undicesima edizione é la definitiva, disse, stiamo dando alla lingua la sua forma finale... La forma che dovrà avere quando nessuno potrà parlare una lingua diversa. Quando avremo finito, la gente come te dovrà impararla di nuovo . Tu crederai che il lavoro consista nell'inventare nuove parole. Neanche per sogno! Noi distruggiamo le parole, invece. Dozzine, ma che dico, centinaia di parole ogni giorno. Stiamo riducendo la lingua all'osso. L'undicesima edizione non conterrà nemmeno mezza parola che cadrà in disuso prima del 2050.
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Ah, é davvero una gran bella cosa, la distruzione delle parole. Naturalmente il grosso delle stragi é nei verbi e negli aggettivi, ma ci sono anche centinaia di sostantivi di cui si può benissimo fare piazza pulita. Non é solo questione dei sinonimi. Ci sono anche gli antonimi. In fondo, a pensarci bene, che ragione c'é di mantenere una parola che é soltanto l'opposto di un'altra parola? Una parola contiene il suo opposto in se stessa. Prendiamo la parola buono, per esempio. Se c'è una parola come buono anche serve una parola come cattivo? La parola sbuono servirà altrettanto bene se non meglio ... perché costituisce un opposto preciso, mentre l'altra parola non lo costituisce affatto. O ancora, se vuoi qualcosa di meglio, di più forte che buono, che ragione c'è di mantenere una serie di parole imprecise, vaghe, inutili come eccellente, o splendido, o il resto che sai? Plusbuono servirà a dare tutti i significati, ovvero bisplusbuono se ci sarà bisogno di qualcosa anche più forte.
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Non lo sai che la neolingua é l'unica lingua del mondo il cui vocabolario s'assottigli di più ogni anno.?
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Non ti accorgi che il principale intento della neolingua consiste proprio nel semplificare al massimo le possibilità del pensiero? Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo. Ognuna delle idee che sarà necessaria verrà espressa esattamente da una "unica" parola, il cui significato sarà rigorosamente definito, mentre tutti gli altri significati sussidiari verranno aboliti e dimenticati"

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