La carta costa, verrebbe da dire, con Alessandro Milan,
leggendo l’articolo di Giovanni Belardelli ( sul Corriere di oggi domenica 22 dicembre) “il
pensiero politicamente corretto che banalizza le festività – Non togliete il
Natale ai cristiani”.
L’impressione è che quando non si ha molto da dire, o ci si
sente in difficoltà nel sostenere i propri valori, il nemico pubblico numero
uno, facile da spendere e da sbattere in prima pagina sia il “politicamente
corretto” ( e sottotraccia il suo padre putativo, il pensiero laico, inteso
anche come sinonimo di relativista).
E’ diventato così di uso comune accusare il “politicamente
corretto”, nelle varie accezioni, da non accorgersi di aver creato un nuovo
pensiero “politicamente corretto”: quello di dare addosso a chi cerca di non
accontentarsi del pensiero comune, degli archetipi artificiosi, delle
schematizzazioni da bar, delle prevaricazioni, da parte delle maggioranze
silenziose, vendute come tradizioni, abitudini, comune sentire.
Quindi un conformismo che opprime il pensiero laico
chiamandolo conformismo (Orwell avrebbe da dire a proposito).
Caro Belardelli, nessuno vuol togliere il Natale ai
cristiani, stiano piuttosto attenti loro a non farselo scippare. Mi sembra che
non ci stiano riuscendo molto.
Da Ateo dico: che bello se il Natale fosse veramente una
festa Cristiana, religiosa. Lo seguirei con commossa partecipazione, attento a
cogliere l’afflato spirituale che ogni grande religione sa emanare. Ma non mi
sembra così. E’ facile accusare i laici, molto spendibile.
Poi si trovano facili esempi per accusare chi vuole separare
la società civile dallo spirito religioso. L’esempio di scuole che non fanno il presepe o
che, come l’esempio citato, non fanno entrare il prete per la benedizione
natalizia, ritorna ogni anno. La madre degli stupidi è sempre incinta.
Soprattutto quando le motivazioni sono “non vogliamo offendere i bambini delle
altre religioni (sembra che la motivazione sia stata suggerita dall’ufficio
propaganda della Lega o di Forza Nuova per stimolare sentimenti anti immigrati)”,
al ché gli esponenti delle altre religioni affermano, ovviamente, di non
sentirsi offesi. Se la motivazione fosse stata: la scuola italiana è laica, le
benedizioni e le espressioni religiose si fanno nelle sedi opportune… ( ma che,
viviamo su marte o in Italia?)
Quando poi si ripercorre la nostra storia, è opportuno,
leggere tutta la vicenda del confronto, della contaminazione e del contrasto
tra i valori di eguaglianza e democrazia,
di cui andiamo fieri, tra la società
laica e le istituzioni cristiane. Non mi ricordo sia così lineare e
conseguente.
Il Natale politicamente corretto rischia sì di diventare uno
spazio vuoto, ma la responsabilità è ben divisa tra i molti diversi
politicamente corretti, tra chi confonde tra laicità e laicismo, e tra chi
ambisce a un pensiero unico da imporre anche a chi religioso non è.
Chissà se Belardelli ha mai scritto qualcosa sul fatto che
le pubblicità e il commercio (volevo scrivere il capitalismo ma mi sembrava
politicamente corretto) ha iniziato a vendere il Natale, o dovrei scrivere il
natale, poco dopo Halloween?
Io credo che se il fiume inonda la pianura la colpa sia di
chi non ha costruito argini forti, non di ci naviga. Anche se mi rendo conto
che è facile individuare in altri la colpa.
J.M.Bergoglio è una speranza anche in questo, non solo per i
cristiani, anche per i laici e gli atei.
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