lunedì 3 settembre 2012

GRATTANDO IL GHIACCIO PER CERCARE TERRENO FERTILE


dalla pagina FB "Le nuvole di Tokyo"


L'omikuji (giapponese: 御御籤, 御神籤 o おみくじ), anche chiamato mikuji (みくじ), è un biglietto contenente una predizione divina, un oracolo scritto che si estrae presso i templi shintoisti (Jinja) e buddisti in Giappone in occasione di p
articolari festività per conoscere la propria sorte (vita, salute, lavoro, amore, ecc.). L'omikuji è in definitiva una forma di oracolo scritto.

Letteralmente significa "lotteria sacra" e viene ricevuta pescandone una alla cieca da una scatola che viene scossa, sperando che la divinazione sia buona. L'o-mikuji arrotolato cade fuori da un piccolo buco (al giorno d'oggi vengono usate spesso slot machine a moneta). Srotolare il pezzo di carta rivela la divinazione scritta su di essa, che può essere una delle seguenti: Grande benedizione (dai-kichi,
大吉), Media benedizione (chū-kichi, 中吉), Piccola benedizione (shō-kichi, 小吉), Benedizione (kichi, ), Mezza-benedizione (han-kichi, 半吉), Quasi-benedizione (sue-kichi, 末吉), Quasi-piccola-benedizione (sue-shō-kichi, 末小吉), Maledizione (kyō, ), Piccola-maledizione (shō-kyō, 小凶), Mezza-maledizione (han-kyō, 半凶), Quasi-maledizione (sue-kyō, 末凶), Grande maledizione (dai-kyō, 大凶).

L'o-mikuji predice le possibilità che le speranze di una persona si avverino, di trovare un buon partner o generalmente di aver buona salute, fortuna o vita. Quando la predizione è cattiva è consuetudine annodare il foglietto di carta ed attaccarlo ad un pino nel territorio del tempio. La motivazione addotta per questa consuetudine è un gioco di parole sulla parola per "pino" ((
matsu) ed il verbo "attendere" (待つ matsu); il concetto sarebbe che la cattiva sfortuna attenderà presso l'albero piuttosto che attaccarsi a chi ha aperto il foglietto. Nel caso che la predizione sia buona il foglietto dovrebbe essere conservato. Sebbene al giorno d'oggi questa tradizione sembra più un divertimento per bambini, gli o-mikuji sono disponibili in quasi tutti i santuari e rimangono una delle attività tradizionali da compiere visitando un santuario.
 
Lo si può comparare forse alla tradizione di scrivere una preghiera su un blocco di legno appositamente preparato chiamato ema, che viene quindi legato ad un'apposita scaffaliera.



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