se anche vi vedo tutti in piedi ad applaudire, io continuo a pensare che sia sbagliato _EUROPEO e ITALIANO di MINORANZA_ DOVERISTA GENTILE
giovedì 10 marzo 2011
sabato 12 febbraio 2011
NEANCHE IO
Rubo questa lettera al LA STAMPA di oggi, scritta dal signor Alberto F.
" L'altro giorno ero dal mio barbiere di fiducia per una ripassata ai capelli. Nel salone l'argomento che teneva banco erano le feste di Arcore. L'opinione prevalente era, che può permettersi di attorniarsi di belle figliole giovani.
Io sono rimasto sulle mie, pensieroso. Poi ho pagato, sono uscito, ho inforcato la bici e sono tornato a casa. Mi ha accolto mia moglie, con la quale sono sposato da 28 anni, la mamma dei miei figli, la donna della mia vita cui sono sempre stato fedele, pur nelle tentazioni. mi ha chiesto. Non glielìho detto, ma era la risposta alla domanda sentita dal barbiere. NON VORREI PROPRIO ESSERE AL SUO POSTO"
Vorrei che Giuliano Ferrara leggesse questa lettera e si vergognasse un po', mentre versa in banca l'assegno che gli ha firmato il suo padrone.
" L'altro giorno ero dal mio barbiere di fiducia per una ripassata ai capelli. Nel salone l'argomento che teneva banco erano le feste di Arcore. L'opinione prevalente era
Io sono rimasto sulle mie, pensieroso. Poi ho pagato, sono uscito, ho inforcato la bici e sono tornato a casa. Mi ha accolto mia moglie, con la quale sono sposato da 28 anni, la mamma dei miei figli, la donna della mia vita cui sono sempre stato fedele, pur nelle tentazioni.
Vorrei che Giuliano Ferrara leggesse questa lettera e si vergognasse un po', mentre versa in banca l'assegno che gli ha firmato il suo padrone.
mercoledì 2 febbraio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
lunedì 3 gennaio 2011
DUE LATI E UN PUNTO DI DOMANDA IN MEZZO e più in basso un terzo lato
Da un lato c'è Tammy Duckworth (ha perso due gambe e quasi un braccio in IRAQ) che dice a Mario Calabresi in "LA FORTUNA NON ESISTE" : "Non ho mai sostenuto questa gguerra (invasione dell'IRAQ) , privatamente pensavo che l'invasione dell'IRAQ fosse il peggior esempio di imperialismo americano. IO sono una studiosa, prima di partire avevo terminato il mio dottorato in scienze politiche, ma dai tempi dell'università sono anche una riservista della Guardia NAzionale. La verità è che sarei voluta andare in Afghanistan, partecipare alla caccia a Osama bin Laden. VOlevo fare quello. Ero convinta che la guerra in Iraq fosse nella migliore delle ipotesi una cosa stupida e nella peggiore un att orribilmente spericolato. Ma era la mia opinione personale e il mio Paese aveva eletto democraticamente George Bush e il mio Paese aveva detto che quella era una decisione legittima da parte del presidente. E il Senato degli Stati Uniti aveva detto sì, aveva votato per la guerra, e anche se io non ero d'accordo non volevo che i miei uomini andassero lì senza di me. Non volevo essere l'unico ufficiale che li salutava e restava a casa". Quindi da un lato c'è T.DUCKWORTH, dall'altro lato c'è la nobiltà della obiezione di coscienza, del rifiuto di obbedire a un ordine ingiusto. E in mezzo c'è un punto di domanda. Poi tristemente c'è anche un terzo lato, più in basso, molto più in basso, di chi adora il proprio Paese quando è utile e fa obiezione di coscienza a comando o secndo convenienza ( chissà a che Paese appartiene questo terzo lato?)
domenica 12 dicembre 2010
Nobel a Liu Xiabao: la commissione pubblica le motivazioni
Nobel a Liu Xiabao: la commissione pubblica le motivazioni
Il dissidente premiato "per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina"
PeaceReporter - Ecco il testo integrale pubblicato on line della motivazione con cui il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il premio per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo:
"Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobao per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina. Il Comitato norvegese per il Nobel ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace. Tali diritti sono un prerequisito per la fratellanza tra le nazioni della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento. Nei decenni passati, la Cina ha raggiunto risultati economici difficilmente eguagliabili nella storia. Il Paese è oggi la seconda economia più grande del mondo; centinaia di milioni di persone sono state sottratte alla povertà. Anche le possibilità di partecipazione politica sono state ampliate. Il nuovo status della Cina deve comportare una maggiore responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali dei quali è firmataria, così come la sua stessa legislazione in merito ai diritti umani. L'articolo 35 della Costituzione cinese sancisce che 'i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di espressione, di stampa, di assemblea, di associazione, di corteo e di manifestazione. In pratica, è dimostrato che queste libertà sono chiaramente limitate per i cittadini cinesi. Da oltre due decenni, Liu Xiaobao è un forte portavoce della battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina. Prese parte alle proteste di Tienanmen nel 1989; è stato uno degli autori promotori della Carta08, il manifesto di tali diritti in Cina che è stato pubblicato nel 60/o anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, il 10 dicembre 2008. L'anno successivo, Liu è stato condannato a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per 'aver incitato alla sovversione contro lo Statò. Liu ha ripetutamente sostenuto che questa sentenza viola sia la Costituzione cinese che i diritti umani fondamentali. La campagna per promuovere i diritti umani universali anche in Cina è stata intrapresa da molti cinesi, sia nella stessa Cina che all'estero. Attraverso le severe punizioni inflittegli, Liu è diventato il principale simbolo dell'intera battaglia per i diritti umani in Cina".
Il dissidente premiato "per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina"
PeaceReporter - Ecco il testo integrale pubblicato on line della motivazione con cui il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il premio per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo:
"Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobao per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina. Il Comitato norvegese per il Nobel ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace. Tali diritti sono un prerequisito per la fratellanza tra le nazioni della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento. Nei decenni passati, la Cina ha raggiunto risultati economici difficilmente eguagliabili nella storia. Il Paese è oggi la seconda economia più grande del mondo; centinaia di milioni di persone sono state sottratte alla povertà. Anche le possibilità di partecipazione politica sono state ampliate. Il nuovo status della Cina deve comportare una maggiore responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali dei quali è firmataria, così come la sua stessa legislazione in merito ai diritti umani. L'articolo 35 della Costituzione cinese sancisce che 'i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di espressione, di stampa, di assemblea, di associazione, di corteo e di manifestazione. In pratica, è dimostrato che queste libertà sono chiaramente limitate per i cittadini cinesi. Da oltre due decenni, Liu Xiaobao è un forte portavoce della battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina. Prese parte alle proteste di Tienanmen nel 1989; è stato uno degli autori promotori della Carta08, il manifesto di tali diritti in Cina che è stato pubblicato nel 60/o anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, il 10 dicembre 2008. L'anno successivo, Liu è stato condannato a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per 'aver incitato alla sovversione contro lo Statò. Liu ha ripetutamente sostenuto che questa sentenza viola sia la Costituzione cinese che i diritti umani fondamentali. La campagna per promuovere i diritti umani universali anche in Cina è stata intrapresa da molti cinesi, sia nella stessa Cina che all'estero. Attraverso le severe punizioni inflittegli, Liu è diventato il principale simbolo dell'intera battaglia per i diritti umani in Cina".
venerdì 8 ottobre 2010
L'UOMO VIENE PRIMA DI DIO
Mi ha molto colpito la vicenda della signora Shanhaz Begum, la prima mamma martire morta per aver cercato di difendere la figlia Nosheen dalla violenza dei familiari contrari alle sue scelte libere sulla propria vita sociale e affettiva. Premetto. Per me giovani donne come Hina, Sanaa e la stessa Nosheen sono "eroine dei nostri tempi". Non tanto e non solo perchè, cresciute in una cultura Islamica tradizionale, volevano abbracciate stili di vita simili a quelli di alcuni dei loro coetanei italiani. Credo che più importante fosse la loro volontà e capacità di CAMBIARE. Cioè di scegliere liberamente di porre in atto un cambiamento culturale e sociale frutto della maturazione di un percorso di crescita e confronto. Purtroppo le tappe di una evoluzione, di una liberazione sono sempre segnate dal sangue di chi si è sacrificato per compiere i primi passi sulla strada della libertà e spero che quelle giovani donne saranno ricordate come esempio quando una diversa scelta di vita potrà essere considerata riprovevole da chi preferisce seguire le forme tradizionali ma con il limite appunto che non più oltre che un'opposizione ideale possa essere messa in campo. Per me altrettanta dignità merita chi, per scelte comunque libere fa dei precetti religiosi per quanto stringenti e faticosi da rispettare la propria ragione di vita e la misura dei propri atteggiamenti, cambiando al contrario da uno stile di vita "suggerito" dalla nostra società guadente ed egoista.
Ma la scelta della signora Shanhaz Begum contiene una frattura a mio avviso ancora più forte. Riprendo da un bel articolo apparso ieri sul Sole XXIV Ore a firma di Karima Moual le ultime righe: "La madre martire per la figlia è il segnale che una piccola rivoluzione si sta facendo largo, anche con il sangue versato. E' la solidarietà e la complicità ta madre e figlie che può farci sperare in un cambiamento, a un'unione che farà la forza per aiutare queste donne a liberarsi dai padri padroni. E vivere da donne".
Concordo, ma per me la scelta, forse consapevole, forse istintiva, della signora, al contrario delle madri di Hina e Sanaa, di difendere la figlia contro il marito e il figlio che la punivano anche per motivi religiosi, significa che L'UOMO VIENE PRIMA DI DIO, L'AMORE TRA GLI ESSERI UMANI SOVRASTA I DOVERI RELIGIOSI, CHE L'UOMO E' PADRONE DELLA SUA VITA
Ma la scelta della signora Shanhaz Begum contiene una frattura a mio avviso ancora più forte. Riprendo da un bel articolo apparso ieri sul Sole XXIV Ore a firma di Karima Moual le ultime righe: "La madre martire per la figlia è il segnale che una piccola rivoluzione si sta facendo largo, anche con il sangue versato. E' la solidarietà e la complicità ta madre e figlie che può farci sperare in un cambiamento, a un'unione che farà la forza per aiutare queste donne a liberarsi dai padri padroni. E vivere da donne".
Concordo, ma per me la scelta, forse consapevole, forse istintiva, della signora, al contrario delle madri di Hina e Sanaa, di difendere la figlia contro il marito e il figlio che la punivano anche per motivi religiosi, significa che L'UOMO VIENE PRIMA DI DIO, L'AMORE TRA GLI ESSERI UMANI SOVRASTA I DOVERI RELIGIOSI, CHE L'UOMO E' PADRONE DELLA SUA VITA
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