Oggi ho potuto leggere un interessante articolo apparso sul numero numero 22 di INTERNAZIONALE uscito il 19 Giugno (do queste indicazioni perché nelle biblioteche del nostro sistema si trova - alla biblioteca di Trezzo per esempio l'abbonamento è stato regalato dalla associazione SOLDELLADDA) intitolato "GLI ATEI INVISIBILI DEL MONDO ARABO. DAL MAROCCO ALL'ARABIA SAUDITA, CRESCE IL NUMERO DEGLI ARABI CHE SI DICHIARANO NON CREDENTI. ANCHE SE SPESSO RISCHIANO PUNIZIONI SEVERE" di Ahmed Benchemsi, The New Republic.
L'articolo è parecchio stimolante, ma lungo e non posso riprodurlo tutto come vorrei, trascrivo solo la parte finale che, spero senza troppe illusioni, una ambiziosa speranza.
" Nonostante i rischi e le sfide sociali e politiche da affrontare, gli attivisti atei sono ottimisti: il futuro del mondo arabo è laico. Secondo Willoughby in Medio Oriente "l'ateismo si sta diffondendo come un incendio incontrollato". Brian Whitaker lo considera il "sintomo di qualcosa di più grande, cioè della battaglia contro l'oppressione". La scena musicale underground araba, in piena esplosione, è un altro esempio dell'irresistibile spinta al cambiamento che sta trasformando il Medio Oriente e il Nordafrica. Ci vorrà probabilmente del tempo perchè si compia una piena rivoluzione culturale. "Penso che il laicismo sia una certezza, non solo una possibilità, per il futuro dell'Egitto", spiega Abdel Samad. " Resta da chiarire quale sarà il prezzo da pagare per arrivarci. La sotria fa pensare che il prezzo sarà il sangue".
Waleed al Husseini è "pessimista per quanto riguarda i prossimi vent'anni, ma ottimista per quello che verrà dopo". Se lo può permettere: ha appena 26 anni"
Ci vuole ottimismo, oltre forse a una conoscenza della realtà che i normali nostri mezzi di informazione, pigri quando va bene, ma più spesso mossi da intenzioni strumentali, non ci consentono, per avere questa visione del futuro. Ma la strada è, per quanto stretta, una sola, è anche nostro interesse fare la nostra parte affinché venga imboccata.
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