In questo week end ho avuto la possibilità di assistere a due eventi interessantissimi e coinvolgenti. Senza muovermi da Trezzo. E questa é già una buona notizia. La produzione culturale nella nostra città, quando sorge dal territorio, dalle persone, e non risponde ad esigenze ideologiche (pseudo etniche o a scopo di ostentazione ) é viva e in grado di offrire alle persone ricchezza di contenuti e bellezza.
I due eventi sono stati: la visita, ben guidata, alla mostra "tappeti di pietra, pareti di luce" sull'arte del mosaico a tematica religiosa e la performance "però mi vuole bene" in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. La prima a cura del Decanato di Trezzo, la seconda a cura di Telefono Donne con Mariposa.
Non voglio qui esprimere un giudizio, peraltro superfluo, sul valore delle due iniziative.
Mi preme di più tentare un ragionamento per giustificare il "fil rouge" che ho la sensazione leghi le due iniziative.
Da una parte ammiriamo sublimi produzioni artistiche frutto delle abilità di raffinati maestri d'opera innegabilmente spinti oltre che dal l'orgoglio di manifestare la propria abilità anche dal sacro fuoco interiore che li spingeva, tramite l'opera, a glorificare il loro Dio e a trasmettere le conoscenze dottrinali in modo iconografico al popolo illetterato. Ma il sublime che ci ha avvolto non ci fa dimenticare che sui sagrati delle stesse chiese (magari in senso lato) veniva bruciati coloro che osavano esprimere un pensiero libero e diverso, come pure spesso quella Croce, la cui evoluzione iconografica ci é stata spiegata, accompagnava la spada che ha portato lutti e distruzione nelle popolazioni da evangelizzare o meglio da sfruttare.
Dall'altra parte siamo stati commossi e annichiliti dai racconti ( di vita vissuta, dall'altra parte, del mondo o del pianerottolo) di violenza e feminicidio. Solo la sottile ironia con cui le Signore ce li hanno proposti ha temperato la drammaticità degli eventi e attutito l'abiezione raccontata.
Pure questa abiezione, non nuova, non propria solo di questi tempi, di queste culture, non ha chiuso tutte le bocche, tacitato gli spiriti, annichilito l'anelito al cambiamento. Così ci si ribella, si denuncia, se ne parla, si educa a un giusto rapporto tra i generi. La speranza che anche nell'Afghanistan più profondo mai più un padre applauda alla lapidazione della figlia non ci abbandona e ci sprona nella lotta, nel sostegno a figure eroiche come Malala. Quindi in questo caso dall'abiezione, in un processo inverso, siamo passati all'ascolto speranza.
Ecco, in questa dicotomia, in questa capacità umana di contenere insieme il meglio e il peggio, la libertà e l'oppressione, la santità e la malvagità, il "fil rouge" che ai miei occhi lega le due esperienze che ho avuto la fortuna di vivere. La lotta dell'uomo per liberarsi dalle storture e la storia della vicenda umana, di progressi e di cadute, da Pericle in poi, parlando da figlio della Grecia, verso forme di relazioni sociali che vincolino a un rispetto reciproco che naturalmente non saremmo i grado di assicurarci, mi fanno rendere conto che veramente siamo soli su questa Terra, che nulla, salvo i lumi della ragione, ci può convincere che la salvezza della specie umana può essere garantita delle regole sociali che comprimano i naturali ferini spiriti di sopraffazione così ben descritti da De Sade.Ciò mette in crisi l’ideale di un Comunismo fondamentalmente anarchico nella cui società ciascuno da quello che può e ottiene quello che gli serve.
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