Sempre da IL NOSTRO PROGRAMMA del Partito Democratico nella sezione intitolata LAVORO si trova questo significativo paragrafo che estrapolo dall'intero capitolo.
Con tutti i limiti di analfabetismo funzionale sull'argomento, mi sembra di leggere un indirizzo abbastanza chiaro, pregevole e auspicabile in un momento storico nel quale o ci si salva tutti assieme o non si salva nessuno (almeno per il 99%).
Per mi sembra che il discorso rimanga troppo trattenuto, manchi un indirizzo sintetico, chiaro, riconoscibile e immediatamente abbinabile al centro sinistra. Quattro parole forti che non tradiscano la complessità del problema e che però lo richiamino e lo contengano.
LAVORO
La nostra visione assume il lavoro come parametro di tutte le politiche. Cuore del nostro progetto è la dignità del lavoratore da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa. Questa è anche la premessa per riconoscere la nuova natura del conflitto sociale. Fulcro di quel conflitto non è più solo l’antagonismo classico tra impresa e operai, ma il mondo complesso dei produttori, cioè delle persone che pensano, lavorano e fanno impresa. E questo perché anche lì, in quella dimensione più ampia, si stanno creando forme nuove di sfruttamento. Il tutto, ancora una volta, per garantire guadagni e lussi alla rendita finanziaria. Bisogna perciò costruire alleanze più vaste. La battaglia per la dignità e l’autonomia del lavoro, infatti, riguarda oggi la lavoratrice precaria come l’operaio sindacalizzato, il piccolo imprenditore o artigiano non meno dell’impiegato pubblico, il giovane professionista sottopagato al pari dell’insegnante o della ricercatrice universitaria.
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