tratto dal libro di HENRIK SVENSEN "STORIA DEI DISASTRI NATURALI"
terza parte di quattro
In più, un
ciclone aveva causato 150.000 vittime nel Bengala e aveva diffuso una
violenta epidemia di colera che colpì praticamente tutti e si
trasformò in una pandemia. A Bombay si cercò di impedire alla
stampa di venire a conoscenza dell'altissima mortalità. Le rivolte
del grano scoppiavano quotidianamente e le prigioni erano piene fino
a scoppiare. La classe sociale più colpita della rigida
stratificazione indiana fu quella delle caste più umili e degli
intoccabili. Le donne e i bambini presi a rubare il cibo dai campi o
dai granai rischiavano la tortura, di avere il naso tagliato o di
essere uccisi. Gli unici che riuscirono a cavarsela abbastanza bene
furono i ricchi. In ottobre la siccità finì, ma le piogge portarono
solo zanzare. La malaria causò centinaia di migliaia di vittime. Non
c'era fine alle tragedie. Coloro che sopravvissero agli anni di crisi
fino al 1879 dovettero anche sopportare le visite dei funzionari
armati delle tasse che richiedevano il pagamento di debiti che ormai
erano saliti a vette altissime d erano impossibili da onorare.
Nel suo libro
LATE VICTORIAN HOLOCAUSTS, lo storico radicale Mike Davis ha descritto
l'ideologia da cui Lytton e i britannici hanno tratto il loro
atteggiamento verso la terribile carestia, per cui non di doveva dare
la priorità agli aiuti per la popolazione indiana. I principi
malthusiani riguardo la crescita della popolazione ( la produzione di
derrate alimentari non riesce a stare la passo con la crescita della
popolazione), mischiati al darwinismo sociale ( i più forti
sopravvivono e i più deboli morranno comunque), giustificavano per
loro la mancanza di interventi. Erano “la stessa natura” e “i
ritmi di riproduzione troppo elevati” degli indiani che portavano
alla morte di così tanti di loro. Gli aiuti avrebbero solo rimandato
il problema. Questo punto di vista venne ribadito da una commissione
d'inchiesta britannica istituita per investigare sulle cause del
disastro e fu anche sostenuto dal parlamento britannico.
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