tratto dal libro di HENRIK SVENSEN "STORIA DEI DISASTRI NATURALI"
prima parte di quattro
Nell'ottobre del
1876 sia il potere colonialista britannico che la maggioranza dei
milioni di abitanti dell'India speravano che le piogge monsoniche
avrebbero salvato i raccolti annuali di riso e frumento. Gli anni
precedenti erano stati buoni, il surplus era stato esportato in
Inghilterra, e nelle strade di Londra la gente mangiava pane
preparato con il grano indiano. Solo che i monsoni non arrivarono e
non venne neanche la preziosa pioggia. Il risultato fu una serie di
eventi che verso la fine dell'anno causarono grossi problemi. I
contadini cominciarono ad abbandonare la terra in cui negli ultimi
tempi si erano cibati di ratti per sopravvivere fino all'arrivo della
pioggia e del raccolto. Nello stesso momento i granai cittadini erano
pieni, appartenevano ad investitori britannici e cacciatori di
fortuna che avevano scommesso tutto quello che possedevano
sull'acquisto di grano nella speranza di fare fortuna. Il trasporto
del cibo nelle aree colpito non avrebbe dovuto essere difficile.
Somme considerevoli di denaro erano state spese per costruire le
ferrovie in India per rendere possibile, almeno ufficialmente,
proprio il trasporto del cibo verso le campagne in caso di carestia.
Invece le ferrovie vennero utilizzate per trasportare il grano
lontano dalle zone che più ne avevano bisogno. Con l'uso del
telegrafo fu possibile tenere altro in tutto il paese sia il prezzo
del grano che quello del riso. I prezzi salirono così tanto che chi
veramente ne aveva bisogno, i poveri e li affamati, non poteva
permettersi di pagarli.
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