Trascrivo un interessante contributo di una lettrice apparso su la LETTURA del Corriere della Sera di domenica 25 Maggio 2014
Premetto una domanda che a mio avviso è fondamentale nell'accettare e sostenere la proposta della lettrice: i presidi come vengono scelti? A che valutazione vengono sottoposti, da chi e con quale frequenza? Ogni quanti anni vengono spostai dall'Istituto che dirigono per evitare che si crei un feudo? Perchè la proposta della lettrice crolla immediatamente se la sovrappongo alla esperienza dell'IC di Trezzo.
Ecco il testo
"Se il sistema di reclutamento e gestione del personale non cambia radicalmente, molte delle proposte che abbiamo letto resteranno inattuate, per la modalità attuale di selezione degli insegnanti. Basata più sulla burocrazia che sul livello culturale, ignora completamente le qualità più importanti: l'entusiasmo, la passione educativa e l'amore per i ragazzi. Non c'è da stupirsi se la professione di insegnante è poco considerata socialmente: i veri educatori, nella percezione collettiva, non vengono distinti dai mediocri che vanno a scuola solo per lo stipendio e, spesso, le idee innovative vengono stroncate dagli stessi colleghi di chi le propone. Le scuole dovrebbero diventare veramente autonome, dovrebbero poter assumere direttamente gli insegnanti. In molti Paesi, per esempio Danimarca o Regno Unito, i presidi cercano i loro insegnanti con un annuncio sul giornale. In Italia, fantascienza. In questo modo, ciascuna scuola potrebbe costruire un team di insegnanti con lo stesso spirito e gli stessi metodi. la libertà di insegnamento sarebbe garantita dal fatto che anche gli insegnanti potrebbero scegliere di fare domanda alle scuole di cui condividono il progetto educativo, invece di venir spediti a caso dalla burocrazia in ambienti non sempre adatti alle loro qualità personali e ai loro ideali e obiettivi professionali. Basta concorsi, basta abilitazioni che stressano, costano e non garantiscono i migliori docenti. Basta anni di precariato. nel giro di un anno o due l'aspirante insegnante può verificare se le sue caratteristiche umane e professionali gli permetto di lavorare nella scuola oppure se è meglio cambiare strada quando è ancora in tempo, non a quarant'anni dopo quindici di supplenza."
E' una proposta coraggiosa (in un paese di raccomandazioni e consorterie religiose, sindacali e politiche come il nostro) che per me necessita di una conclusione. I Presidi che scelgono siano considerati dirigenti licenziabili e non grandi burocrati dello Stato inamovibili. I risultati dei test Invalsi pesino soprattutto sulla loro carriera e sulla loro permanenza alla dirigenza (in caso di valutazione negativa non per cambiare scuola ma per ... cambiare lavoro)
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