Ohibò, che succede. Per la seconda settimana consecutiva mi trovo d'accordo con Paola Mastrocola. Uno dei due si sta confondendo?
Sul primo accordo tornerò.
Questa settimana, sempre tratto dalla DOMENICA del SOLE 24ORE leggo, e riprendo alcuni passaggi, queste "riflessioni sulla perifrasi" che dovrebbero intitolarsi però "elogio della perifrasi".
"Chi usa più perifrasi oggi? C'è il mito dell'esser brevi, concisi, brillanti e lancinanti. Lancinare l'altro con un bit, twit, cip. Più si è brevi, più si è bravi.
La perifrasi è l'esatto opposto. Usare più parole possibile per dire una parola sola. Più son lungo, più son bravo.
Qualcuno obietterà: usare perifrasi vuol dire essere verboso, inutile, dire parole non necessarie: menare il can per l'aia.
Vero, è così. Aggiungerei che perifrasare è tergiversare, girovagare, vagabondare.
La perifrasi è il corrispondente del vagabondo, perdigiorno, randagio... E' l'andare intorno, l'andare in tondo, l'andare in giro.
Perdere tempo.
La meraviglia del perdere tempo ... e parole! La perdita di parole. L'usare parole a spreco, senza badare a spese. In tempi di spending review.
..."
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