sabato 17 febbraio 2018

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

da http://www.minimaetmoralia.it/wp/

http://www.minimaetmoralia.it/wp/antifascisti-impedire-ai-neofascisti-manifestare-discorso-sandro-pertini-genova-nel-1960/

Sul blog “Minima e moralia” trovo questo pezzo pubblicato da Christian Raimo e riproducente il testo di un intervento dell'indimenticato Presidente Partigiano Sandro Pertini sulla manifestazioni contro il congresso Missino a Genova nel 1960 dal titolo eloquente: “ Essere antifascisti oggi è impedire ai neofascisti di manifestare”. Questa lunga citazione di Pertini dovrebbe essere come una pietra tombale sulla possibile discussione sugli avvenimenti di ieri a Bologna (che invece mi pongono tanti interrogativi e dubbi) e su tante altre occasioni di contrasto interdittorio alle manifestazioni pubbliche dei gruppi di estrema destra italiani ( che si richiamano mitologicamente e cialtronescamente al periodo peggiore della breve storia italiana, quello del regime dittatoriale fascista). Nulla da eccepire sul discorso e sulle intenzioni di Pertini, però lui stesso cita un dato che mi sembra importante: siamo a 15 anni dalla fine della Guerra e dalla caduta dell'ultimo residuo della dittatura. Con le ferite ancora aperte e sanguinanti e in un contesto storico nel quale le dittature fasciste erano ancora considerate una opzione da giocare nella guerra fredda. Forse però la preoccupazione per il risorgere delle sirene fascistoidi e delle tentazioni autoritaria (ben più marcate e agenti nella Europa orientale), dovrebbe farci piuttosto guardare al periodo precedente l'assurgere al potere delle dittature fasciste per trovare un monito su come si possa giungere a disprezzare la democrazia. E forse il punto fermo su cui non cedere è la difesa dello Stato come unico elemento autorizzato ad usare la forza per la difesa della democrazia, la protezione del cittadino, la ricerca e la applicazione della giustizia, la punizione dei reati. Non voglio fare un paragone che potrebbe risultare insultante per alcuni, ma temo che se un gruppo di cittadini si sente investito dalla autorità di decidere chi ha diritto di parola, preventivamente alla espressione della parola stessa, questo gruppo di cittadini (anche se mosso dai migliori sentimenti – anche se... ed è tutto da verificare) diventa un somministratore di una “giustizia fai da te”, abbastanza pericoloso perchè diventa poco chiaro dove si pone il limite di questo tribunale che si autoinveste di potere di decisione. Intendiamoci, credo che la mobilitazione antifascista debba rafforzarsi e la denuncia di chi utilizza in modo strumentale questi utili idioti per calcoli elettorali di brevissimo respiro debba essere sempre più forte. Ma occorre avere la pazienza di percorrere tre strade: la manifestazione pubblica, anche con presenza fisica ma non interdittiva, in occasione di manifestazioni fasciste (lasciar parlare può anche essere utile a raccogliere informazioni degne di denuncia ai sensi delle leggi), il richiamo dello Stato alla applicazione delle leggi (leggi applicabili e applicate, se solo di facciata si prestano a facili ironie e sfide che diventano perdenti per gli antifascisti) e lo sforzo culturale e civico pro democrazia e pro Repubblica Antifascista, che si fonda sulla pietra angolare del rispetto del DOVERE da parte di ciascuno in ciascun ambito, perchè non possiamo nasconderci il fatto che se un periodo tanto nero e luttuoso come quello fascista attira ragazzi e ragazze nati attorno al 2000, forse è anche dovuto al fatto che si sono trovati di fronte un deserto etico e culturale coperto di cartelloni pubblicitari pieni di slogan ormai svuotati di senso e costellato di lobbies e categorie impegnare solo a far prevalere i propri DIRITTI

giovedì 15 febbraio 2018

ISTRUZIONI SEMPLICI SU COME RIBELLARSI

ISTRUZIONI SEMPLICI SU COME RIBELLARSI
La Stampa - 15 febbraio 2018 -  "Buongiorno" di Mattia Feltri
L'ARTE DI RIBELLARSI
stralcio
"... E fin qui il processo è già servito a rendere giustizia a un'idea: quando si ritiene che la legge e la morale siano in conflitto, quando si ritiene che la legge non sia all'altezza della morale, non si scende in piazza mascherati sfasciando vetrine e bancomat (e per me qui Feltri dimentica altri non - non si evadono tasse, non si eludono tariffe, non si obietta di coscienza magari per fare carriera...), si fa molto di più: come Cappato si mette sul piatto la propria libertà per ottenere la libertà di tutti

sabato 13 gennaio 2018

SE TORNASSE BERLINGUER OGGI A PROPORRE AUSTERITA'?

SE TORNASSE BERLINGUER OGGI A PROPORRE AUSTERITA'?
Dal bellissimo libro di Pierpaolo Farina " Casa per casa, strada per strada" possiamo leggere l'intervento conclusivo di Enrico Berlinguer alla Assemblea degli operai Comunisti lombardi del 30 gennaio 1977 ( 41 anni or sono), del quale pubblico uno stralcio. Con tutta la contestualizzazione possibile e tutta la comprensione dei cambiamenti che sono avvenuti, il dubbio che Berlinguer sia ormai un "classico", nel senso che i suoi ragionamenti trascendono il contesto e parlano anche al'uomo di oggi, mi rimane forte nella mente.
Ma proprio perché sono profondamente convinto che il suo  sia un discorso anche contemporaneo, mi chiedo con divertito disincanto, come esso verrebbe accolto oggi , nell'Italia delle promesse roboanti e della abolizioni di qualsiasi dovere civico.
"... o ci si lascia  portati dal corso delle cose così come stanno andando, ma in tal modo si scenderà di gradino in gradino la scala della decadenza, dell'imbarbarimento della vita e quindi anche, prima o poi, di una involuzione politica reazionaria; oppure si guarda in faccia la realtà (e la si guarda a tempo) per non rassegnarsi ad essa, e si cerca di trasformare una traversia così densa di pericoli e di minacce in un'occasione di cambiamento, un'iniziativa che possa dar luogo anche a un balzo di civiltà, che sia dunque non una sconfitta ma una vittoria dell'uomo sulla storia e sulla natura.
Ecco perchè diciamo che l'austerità è, sì, una necessità, ma può essere anche un'occasione  per rinnovare, per trasformare l'Italia: un'occasione, certo, come ha detto qui un compagno operaio, tutta da conquistare, ma quindi da non lasciarci sfuggire.
L'austerità per definizione comporta restrizioni di certe disponibilità a cui ci si è abituati, rinunce a certi vantaggi acquisiti: ma noi siamo convinti che non è detto affatto che la sostituzione di certe abitudini attuali con altre, più rigorose e non sperperatrici, conduca a un peggioramento della qualità e della umanità della vita. Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana"

giovedì 11 gennaio 2018

ELEZIONI RL_ CONTRO UN ACCORDO AD OGNI COSTO

ELEZIONI RL_ CONTRO UN ACCORDO AD OGNI COSTO


io non ho soddisfazioni bensì solo amarezze. Che dire. Si cammina assieme solo se c’è un serio motivo per farlo. Non so di montagna ma credo che in cordata due alpinisti possano aiutarsi e fondere in modo sinergico le proprie capacità e forze e avere maggiore confidenza di raggiungere la meta. Ma l’uno deve avere la certezza che l’altro porge il braccio e fissa il moschettone del compagno al chiodo più in alto. Fuor dalla (patetica) metafora, io non andrò a votare neppure per la Regione se non ci sarà un serio accordo e una ferma alleanza a sinistra. Voglio dire non voterò né nel caso di forse che si presentano ciascuno per conto suo, né nel caso di una alleanza dell’ultimo momento, poco chiara e senza la sicurezza di essere vicendevolmente leale. Delle forze di Sinistra (notare il maiuscolo) per me (proprio personalmente, parere da s.r.a.) non si alleano per vincere delle elezioni, bensì per governare nell’interesse della collettività, del bene comune, della inclusione più ampia, del miglioramento, dell’assicurare almeno il meno peggio dei mondi possibili, del rispetto dei doveri propri e collettivi. A me piace la partecipazione popolare alla formazione dei programmi (mi aveva interessato l’esperimento di Ambrosoli) ma mi rendo conto che a due mesi dal voto dobbiamo accettare che la democrazia rappresentativa si espliciti, almeno nella formazione della proposta elettorale, come delega ai partiti costituzionali. Va bene. Non si può fare di meglio, ma vorrei trasparenza. Gradirei un dibattito trasparente e sincero, che inizi dal confronto dei programmi elettorali e renda pubbliche le discussioni sulla mediazione che si cerca per elaborare comunemente un buon programma di governo per i prossimi venti anni (va beh, dieci). E se proprio non si riesce a trovare un accordo, perché oltre a un certo grado di sacrificio non si può andare, si dimostri che è una questione politica e non altro. Non capirò, perché sinceramente non capirò mai perché si preferisca che si attuino politiche completamente contrarie a ciò che si ritiene giusto piuttosto che non tutte le politiche che si ritengono giuste e solo alcune. E non andrò a votare, ma con meno rancore. E per favore, non si dica “adesso che non c’è più Maroni si apre una possibilità”. E’ piuttosto umiliante, considerato anche la staturina politica di Maroni e della sua Giunta. E’ così messa male la Sinistra (CentroSinistra/Sinistra…)da non avere più l’orgoglio di ciò che rappresenta? Si combatta, si perda anche, ma con dignità. Grazie.

martedì 2 gennaio 2018

ELEZIONI _ VOTARE: PREFERIREI DI NO.

ELEZIONI _ VOTARE: PREFERIREI DI NO.
Da più parti s'ode un appello alla partecipazioni al voto. Nel suo discorso, apparentemente generico, anche il Presidente Mattarella si è speso per un invito a partecipare al voto.
Non partecipare al voto, vorrei si tenesse presente, non è solo disinteresse.
Può anche essere un atto deliberato di non essere complice di un suicidio politico che si va attuando con la partecipazione volitiva, gratuita e convinta (convintamente ottusa o ottusamente convinta? Mah) di tutti i protagonisti.
Può anche essere una manifestazione di rifiuto di partecipare al gioco contrapposto tra chi pone degli obiettivi chiarissimi, precisi, stupendi, indefettibili al punto che non potendoli ottenere in blocco si preferisce ottenere che si attuino obiettivi esattamente contrari; tra chi invece pone come meraviglie i pochi obiettivi raggiunti come se (tra quelli condivisibili) fossero un merito e non il banale preciso dovere, il minimo sindacale, di chi governa rappresentando la parte progressista del paese, senza il minimo accenno di autocritica sugli obiettivi mancati, senza la minima disponibilità a correggere gli errori e a rifare meglio ciò che è venuto male; e tra chi infine, dopo aver denunciato il populismo a piena voce non trova di meglio che inventarsi un improbabile populismo di sinistra (?)
Può essere un moto di ira nel vedere che le persone ci sono, le idee ci sono, le risorse ci sono, ma sono disperse in rivoli di un delta di un fiume i cui rami si diramano in alvei sempre più piccoli e vanno a prosciugarsi nel deserto che rimane, a differenza del delta dell'Okavango, sterile e privo di speranza.
Può essere delusione nel vedere che le fonti di maggior spreco di denaro pubblico in Italia, rialzata la testa dopo aver rischiato di vedersi tagliare poteri e clientele, ora fanno a gara (in un deleterio unanimismo)  a richiedere più autonomia, più poteri, più capacità di spreco delle risorse pubbliche.
Può essere un chiamarsi fuori da un areligioso "cupio dissolvi" che porterà ad avere un DiMaio Pres.Consiglio, Salvini agli interni, Morra all'istruzione, Calderoli alla giustizia, Quagliariello alla sanità, Lupi ministro della famiglia e magari Meloni ( se Salvini lancia un salvagente) alla difesa. Almeno allora sì che avremo della discontinuità.
Può essere questo e molto altro ancora, in una democrazia sempre più formale nella quale chi ci chiede di essere complice ci considera perlopiù dei pesci rossi anche un po' creduloni.
Può essere insomma un
-Vai a votare?
- Preferirei di no.


lunedì 18 dicembre 2017

RADIO POPOLARE

RADIO POPOLARE
Mi capita di non essere sempre d'accordo con le opinioni che esprime, alcuni programmi non mi entusiasmano (mentre molti altri mi piacciono molto, mi sono utili, e mi divertono assai), ritengo che debba essere sempre ascoltata con discernimento (come del resto viene richiesto da chi esprime opinioni forti e non banalità a cuor leggero), perché anche se poi giungo a una conclusione differente, il percorso di ragionamento e confutazione mi ha obbligato a ragionare, ha uno sguardo lungo che racconta anche di chi rimarrebbe nell'ombra nel grande circo mediatico.
E in ogni caso rimane, a mio avviso, assieme a Radio24, forse un pelo sopra considerato alcune cadute di stile della radio del Sole24ore, la migliore radio "parlata" da ascoltare (per la musica RadioSwissJazz e RadioSwissClassic sono inavvicinabili). Credo che perderemmo molto tutti se dovesse chiudere.

lunedì 4 dicembre 2017

RIGOROSAMENTE... IN ORDINE SPARSO

RIGOROSAMENTE... IN ORDINE SPARSO

Da una parte la potente maggioranza ( Lega/Forza Italia e altri) che amministra la Regione Lombardia e che vorrebbe introdurre questa pericolosa riforma sanitaria per i malati cronici invitati a scegliersi un "gestore" che li prenda in carico con contratti annuali. (non è la sede per l'analisi della riforma, chi è interessato ha la possibilità di approfondire in altra sede)

Dall'altra parte chi vede le falle e i pericoli di questa riforma e si oppone. A mio avviso con buoni motivi.

Conosco almeno due nuclei di opposizione (magari ce ne sono altri, sarebbe bene) il primo (forse anche chi per primo ha visto il pericolo) il dottor Agnoletto sostenuto da Rifondazione Comunista e titolare di una trasmissione radiofonica su Radio Popolare ( dal titolo come al solito indovinatissimo: "37 e 2" ), il secondo il Consigliere Regionale del PD Carlo Borghetti che sta girando per la Lombardia, come testimonia su FB, per assemblee come questa che cito dalla sua pagina: "A ____ questa sera parliamo del nuovo preoccupante modello di *presa in carico dei pazienti cronici* che la Regione Lombardia vuole avviare entro fine anno." Confesso che di sfuggita mi era sembrato di vederne un terzo (Rosati, ARTICOLO UNO), ma non trovo nulla, mi sarò sbagliato, ma sono contrari o non interessa? Mah.

Comunque tornando ai due che si espongono, ho una domanda da fare.

Sono contrari in modo differente alla riforma sulle cronicità?


 Perché mi sfugge il motivo per cui di fronte a una corazzata piuttosto che cercare di costruire una corazzata simile o quasi simile, si vada con due barchette che, tra l'altro, fingono di non vedersi reciprocamente. Un po' di razionale umiltà e di concreto laico interesse per il fine ultimo? Se il fine sono le persone e non le bandiere ...Se sbaglio, vorrei capire dove e come.