HAKAN NESSER: "IL COMMISSARIO E IL SILENZIO" - un po' deludente
Oggi ho letto questo romanzo giallo di Nesser. Non conoscevo l'autore ne avevo saputo della serie relativa al Commissario Van Veeteren.
L'ho preso a caso nella bella biblioteca di Capriate san Gervasio per rimpolpare le scorte che mi aiuteranno a far passare questi giorni.
Nei lanci in quarta di copertina viene presentato come un erede di Maigret, e l'autore come un prosecutore dello stile di Simenon. (secondo Repubblica il presunto erede di Simenon viene dalla Svezia, ma se è vero che l'autore è Svedese, il nome del protagonista, dei comprimari e dei giornali citati mi portano a situare gli avvenimenti in Olanda).
Temo siano affermazioni un po' avventate.
Non ho dubbi che Nesser si sia ispirato a Simenon, ma, se posso usare un detto che conosco, è un po' come confrontare il brodo di dado con il brodo di gallina.
Non che il libro sia illeggibile, questo sarebbe ingiusto, ma le atmosfere e le sensazioni che da Simenon non sono neppure sfiorate da questo autore e Van Veeteren non sarà mail, credo, un personaggio leggendario come Maigret.
Se leggendo Simenon schiocchi la lingua come se veramente tra i denti avessi il cannello di una pipa, o ti sembra di sentire il profumo di choucroute o il gusto di calvados, con Nesser non hai voglia di andarti ad aprire una birra.
Certo, ambientare le avventure a Parigi, una città che fa parte dell'immaginario collettivo, può essere più facile, ma la nebbia dei porti del nord della Francia o l'umidità attorno alle chiuse olandesi le senti veramente.
Nel romanzo che ho letto di Nesser non ho sentito nessuna di queste sensazioni. La lettura rimane più fredda, meno partecipe, la soluzione della trama è nascosta. Il libro si può leggere, non è brutto, ma sicuramente un po' deludente.
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