sabato 16 agosto 2014

VENTESIMO SECOLO, L'ETA' DELLA VIOLENZA

Sto iniziando a leggere VENTESIMO SECOLO, L'ETA' DELLA VIOLENZA di Niall Ferguson, e la lettura in contemporanea con IL SECOLO BREVE di Hobsbawn può essere insieme stimolante per confrontare due punti di vista concordi sugli esiti ma divergenti sulle cause e anche fonte di confusione perchè alla fine, rischio, non capirò ne l'uno ne l'altro confondendo le analisi.
nell'introduzione scrive N.F.

"Il Novecento è stato senza dubbio il secolo più sanguinoso della storia moderna, molto più violento, in termini relativi e assoluti, di qualsiasi altra epoca. Nelle due grandi guerre che lo hanno dominato, la percentuale di morti sul totale della popolazione mondiale ha superato di gran lunga quella di ogni precedente conflitto di ampiezza geopolitica analoga. Sebbene un tempo gli scontri fra "grandi potenze" fossero più frequenti, i due conflitti mondiali non avevano eguali per gravità (numero annuo di morti in battaglia) e intensità (numero annuo di morti in battaglia per nazione). La seconda guerra mondiale è stata, sotto ogni aspetto, la peggiore catastrofe mai provocata dall'uomo. Eppure, nonostante il grande interesse suscitato negli storici, le guerre mondiali sono stati soltanto due dei numerosi conflitti bellici del ventesimo secolo. Molto probabilmente il numero di morti ha superato il milione in più di altre 10 guerre. Con cifre analoghe si è chiuso il bilancio dei genocidi o "politicidi" perpetrati contro le popolazioni civili dal regime dei Giovani Turchi durante la prima guerra mondiale, dal regime sovietico dagli anni Venti agli anni Cinquanta e dal regime nazionalsocialista tedesco tra il 1933 e il 1945, senza considerare la tirannia di Pol Pot in Cambogia. Non c'è stato un solo anno, prima, in mezzo e dopo le due guerre mondiali, che non abbia registrato episodi di violenza organizzata su larga scala in qualche parte del mondo.
Perchè?
Che cosa ha reso così sanguinoso il ventesimo secolo e, in particolare, i cinquant'anni tra il 1904 e il 1953?
La straordinaria violenza dell'epoca può sembrare un paradosso. Dopotutto, il Novecento è stato un secolo di progressi senza precedenti.
(...)
Sono tre, a mio avviso, i fattori necessari a spiegare l'inaudita violenza del venesimo secolo e il suo acuirsi in determinati momenti, specialmente negli anni Quaranta, e in determinati luoghi, in particolar modo nell'Europa centrale e dell'Est, in Manciuria e in Corea. Li riassumo come "conflitti etnici", "volatilità economica" e "declino degli imperi". Per "conflitti etnici" intento discontinuità sostanziali nei rapporti sociali tra gruppi etnici, e in particolar modo l'interruzione di processi di assimilazione in alcuni casi già piuttosto avanzati. Nel ventesimo secolo questo fattore ha trovato terreno fertile nelle teorie sulla razza, in cui stava attecchendo il principio di ereditarietà (proprio mentre stava perdendo forza in campo politico), e nella frammentazione politica delle terre di confine abitate da gruppi etnici diversi. Con "volatilità economica" definisco la frequenza e l'ampiezza delle variazioni dell'indice di crescite economica, dei prezzi, dei tassi di interesse e dell'occupazione, con tutte le pressioni  e le tensioni sociali connesse. Per "declino degli imperi"  intendo il disfacimento degli imperi multinazionali europei che dominavano il mondo all'inizio del secolo, e la sfida dei nuovi "Stati-impero" emergenti in Turchia, Russia, Giappone e Germania. Ed è anche a questo che mi riferisco quando identifico nel "declino dell'Occidente" (richiamo al suo libro Occidente) l'avvenimento più rilevante del ventesimo secolo."

Bene, queste solo le premesse, vediamo se mantiene nelle restanti 600 pagine di trattazione, l'interesse che suscita in questa introduzione.

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