NIALL FERGUSON: LA VERITA’ TACIUTA
A pagina 238 del suo libro, al termine della rielaborazione
storica politica ed economica dell’Europa (e conseguentemente del mondo) che si
sta dirigendo verso l’abisso della Grande Guerra, l’autore, che manifesta di
credere che questo evento non fosse ineluttabile (il sottotitolo del libro è “
La Prima guerra mondiale: il più grande errore della storia moderna”) e si pone
delle domande con le conseguenti risposte derivate.
(il capitolo è lungo, Ferguson pur essendo scozzese non è
avaro di parole, pubblico alcuni stralci sperando di non rendere
incomprensibile il senso)
“L’UNIONE EUROPEA DEL KAISER
La Gran Bretagna avrebbe potuto limitarsi a una guerra
continentale? Si tratta di una possibilità che è stata del tutto trascurata
dagli storici. Anche quelli che deplorano il modo in cui fu combattuta la
guerra in genere trascurano questa evenienza. Eppure dovrebbe essere chiaro che
questa possibilità esisteva.
(…) La tesi di fondo di Grey (ministro inglese) era che la
Gran Bretagna non poteva permettere che la Germania vincesse, perché una simile
vittoria avrebbe reso la Germania “padrona di tutta l’Europa continentale e
dell’Asia Minore”.
Ma era proprio questo l’obiettivo della Germania? Il Kaiser
era davvero un Napoleone? La risposta a questa domanda dipende ovviamente dalla
risposta a un’ulteriore domanda: quali erano i veri “scopi bellici” della
Germania nel 1914?
(… disserta e cerca di confutare che il “programma di
Settembre” di Bethmann rappresenti il vero scopo di guerra della Germania…)
Il punto critico è che , se la Gran Bretagna non fosse intervenuta
immediatamente, gli copi bellici dei tedeschi sarebbero stati
significativamente diversi da quelli del Programma di Settembre. (…) I famosi “suggerimenti
di natura politico-militare” di Moltke del 2 agosto dicevano la stessa cosa: l’assicurazione
che la Germania “avrebbe agito con moderazione in caso di vittoria sulla
Francia […]doveva essere data […]senza condizioni e nella forma più vincolante”,
insieme con la garanzia dell’integrità territoriale del Belgio. (…) Quindi non
sarebbe rimasto altro che le seguenti proposte:
1.Francia […]Dev’essere pagata un’indennità di guerra a
rate: dev’essere sufficientemente alta da impedire alla Francia di spendere
somme considerevoli in armamenti nei prossimi 15-20 anni. Inoltre un trattato
commerciale che renda la Francia economicamente dipendente dalla Germania [e]
assicuri il mercato francese alle nostre esportazioni […] Questo trattato deve
assicurarci libertà di movimento finanziaria e industriale in Francia in modo
tale che le imprese tedesche non possano più ricevere trattamenti differenziati
dai francesi.
2.[…] Dobbiamo creare un’associazione economica centro –europea
tramite trattati doganali comuni che includano Francia, Belgio, Olanda,
Danimarca, Austria-Ungheria, Polonia e forse Italia, Svezia e Norvegia. Questa
associazione non avrà alcuna suprema autorità costituzionale e tutti i membri
saranno formalmente uguali, ma in pratica saranno sotto la leadership tedesca e
dovranno consolidare il predominio economico della Germani sulla Mitteleuropa.
3. La questione delle acquisizioni coloniali, in cui il
primo scopo è la creazione di un impero coloniale centro-africano senza
soluzione di continuità, sarà considerata in seguito, così come quella degli
obiettivi da raggiungere nei confronti della Russia.
4. Olanda (…) Quindi l’Olanda dev’essere lasciata
indipendente all’esterno, ma dipendente internamente da noi. Si potrebbe anche
considerare un’alleanza difensiva e offensiva a copertura delle colonie; in
ogni caso una stretta unione doganale.
(…)
I limitati scopi bellici sopra descritti avrebbe costituito
una minaccia diretta per gli interessi della Gran Bretagna? Implicavano una
strategia napoleonica? Non sembrerebbe. Tutto quello che le clausole economiche
del Programma di settembre (senza annessione di Francia e Belgio) pretendevano
era la creazione- con ottant’anni di anticipo, bisogna dire- di un’unione
doganale europea dominata dalla Germani. Anzi molte dichiarazioni ufficiali
sull’argomento hanno una impressionante risonanza con la situazione
contemporanea: per esempio quella di Hans Delbrueck: “Solo un’Europa che
costituisca una singola unità doganale può affrontare con sufficiente vigore le
risorse produttive iperpotenti del mondo d’oltre Atlantico”, o l’entusiastico
appello di Gustav Mueller agli “Stati Uniti d’Europa” (una frase usata prima
della guerra dal Kaise) “ che comprendano la Svizzera, i Paesi Bassi, gli stati
scandivani, Belgio, Francia, anche la Spagna e il Portogallo e, tramite l’Austria-
Ungheria, anche la Romania, la Bulgaria e la Turchia”
(…)
Certo, Bethmann e il suo confidente Kurt Riezler non
dubitavano che questo “Impero mitteleuropeo della nazione tedesca” fosse
semplicemente “la maschera europea del nostro desiderio di potenza”. Lo scopo
di Bethmann, come aveva detto Riezler nel marco 1917, era: “condurre il Reich
tedesco, che con i metodi dello stato territoriale prussiano [..] non può
diventare una potenza mondiale […] a un imperialismo di forma europea,
organizzando il continente dal centro verso l’esterno (Austria, Polonia,
Belgio) attorno alla nostra leadership tacitamente accettata”
Non è il modo in cui parlano i politici tedeschi d’oggi. Ma
anche messo così, il progetto europeo tedesco non era ytale da impedire alla
Gran Bretagna, con il suo impero marittimo intatto, di accettarlo e di
conviverci.
(…)
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