PAOLA MASTROCOLA: RIFLESSIONI SUI TEMI
DI MATURITà
Stralci
dall’intervento sul LA DOMENICA DEL SOLE 24 ORE del 29 Giugno. Spero che gli estratti non pregiudichino il
senso dell’intervento di Mastrocola.
Generalmente
ciò che scrive e le idee che esprime questa scrittrice non mi piace, però per
la terza volta, con una certa preoccupazione, trovo affinità, o perlomeno un
piacevole disturbo alla pigrizia mentale, con il suo discorrere.
“ (…)
Scorriamo i titoli, gli argomenti, per la prova di
italiano di quest’anno: la tecnologia pervasiva, le città e le periferie
fragili, il senso del dono, violenza e non-violenza, le nuove responsabilità
(il clima e lo sviluppo) una poesia di Quasimodo, l’Europa negli ultimi cento
anni.
Un tema letterario e un tema storico. Per il
resto, i temi consueti del consueto dibattito d’attualità, i temi politici,
sociologici, ambientali, etici, normalmente ospitati nei talkshow e sui
giornali, in linea con il politicamente corretto cui siamo abituati. Tutto
sommato, un invito agli studenti a mostrarsi conformi agli stereotipi dominanti.
Una sottile istigazione al conformismo. E al discorso generico, fumoso, per
forza intriso di sentito dire e luoghi comuni.
E adesso guardiamo le percentuali. (…)Solo il 4%
ha scelto Quasimodo, e solo un altro 4% la storia d’Europa.
Hanno vinto i temi dell’attualità. (…) Temi per
cui non è necessario uno studio approfondito, né la padronanza di competenze
specifiche (qui, per eccesso di
vis polemica o forse per l’antico vizio italico di non considerare la
competenza scientifica, per me Mastrocola sbaglia in pieno. E’ vero che si può
cincischiare con luoghi comuni, ma questo non vuol dire che così facendo si fa
bene. Le tematiche proposte richiedono competenze scientifiche o conoscenze
storico/letterarie precise – e pure precisione linguistica- per essere
sviscerate con pienezza critica. Mastrocola nel suo manicheismo volge il
discorso dove le fa comodo, ma è imprecisa tanto quanto presume lo siano i suo
nemici – del ministero, di una parte della società che manifesta attenzione
verso le problematiche attuali). Basta
avere opinioni, orecchiare qua e là, collegare i brani fotocopiati e
confezionare un discorso sull’onda degli stereotipi da mass-media. Dopo cinque
anni di scuola superiore noi diciamo ai nostri ragazzi: va be’, non importa
cosa avete studiato e cosa sapete, vediamo un po’ che opinione vi siete fatta
su alcuni temi caldi della nostra società.
4 studenti su 100 hanno scelto la poesia. Mi torna.
(…) Abbiamo reso estranea la poesia. (Da notare che quando Mastrocola usa la
prima persona plurale è palese e chiarissimo che in realtà parla in 2°pl o 3°
pl – meglio seconda perché credo che lei abbia ben chiaro quali sono i suoi
nemici). Ci siamo riusciti, in pochi anni. Secoli, millenni di poesia che,
grazie al nostro operato, decadono, precipitano negli abissi del nulla. (…) Solo
la scuola, unico luogo di una qualche timida resistenza, insiste nel dare
ancora qualche assaggio di poesia. Ma sempre meno, sempre più stancamente perché
non si può per anni continuare a parlare nel deserto. Lo si può fare per un po’,
ma non per anni. (…)
L’intervento,
che suggerisco di recuperare, continua con una invettiva contro la falsità dei
politici che dicono di voler preservare la risorse per la cultura e un inno
alla forza rivoluzionaria della cultura umanistica fondata sulla sua “inutilità”.
Come
sempre quando la leggo trovo in Mastrocola qualunquismo reazionario mescolato a
profonde e sentite denunce… del qualunquismo altrui. Rimane, spesso, non
sempre, una valida stimolatrice contro la pigrizia intellettuale.
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