venerdì 9 novembre 2018

POTREI SBAGLIARMI, MA VORREI SI GUARDASSE AVANTI

POTREI SBAGLIARMI, MA VORREI SI GUARDASSE AVANTI

Potrei sbagliarmi, ma sono convinto che i partiti, le liste e i movimenti che si possono riconoscere nell’ampia accezione “di sinistra” dovrebbero impegnarsi per instaurare un dialogo serio, chiaro, trasparente e sincero con il Movimento 5 Stelle (anche nella attuale collocazione governativa di quest’ultimo), con una visione lungimirante che non limita la visuale a domani o a maggio, bensì nel medio lungo periodo futuro della Nazione e dell’Europa.

Scopo del dialogo dovrebbe essere quello di fare una ricognizione dei programmi e dei provvedimenti presi e pensati o progettati per analizzarli nel merito (nei limiti di una difficile modificabilità a fronte di ipotetiche concordanze per i vincoli governativi del M5S) con una visione lungimirante del bene Nazionale ed Europeo, e non legata (intendo soprattutto da parte di M5S) puramente al riscontro clientelare o elettorale del momento.

Premessa: concordo che il M5S, per la sua storia di violenza verbale, strategia dell’insulto, autoincensamento di maggiore eticità e moralità (che i comunisti dei bei tempi al confronto apparivano necessitanti di corsi di autostima), arroganza, (e incoerenza ora che si è dalla parte di chi deve fare) merita tutto il dileggio che sta subendo per il suo atteggiamento supino e gregario nei confronti dell’elemento dominante della alleanza di governo. Ma questo è un guardare indietro. E’ necessario guardare avanti. E’ sterile continuare su questa strada, se questa è l’unica percorsa.

Movimento 5 Stelle e Lega non sono uguali e non hanno uguale valore. Questi mirano ad occupare i gangli del potere lisciando il pelo agli istinti più immediati dell’elettorato (cogliendo con acuta strategia punti vulnerabili reali del contesto sociale) in modo da poter condizionare lo Stato anche in caso di cambiamento politico, creando quindi un vero “sistema di potere” che a mio avviso è già a buon punto; quelli, pur con una conduzione disastrosa, inefficace e incapace, promuovono idee che non sento lontane (sulla fine di privilegi offensivi ed assurdi, sulla attenzione per le fasce deboli, su uno stile di vita meno consumistico, su un interrogarsi –magari sbagliando- in favore di ambiente e suolo).

Ho l’impressione che la base “storica” del M5S rispetto a quella del suo alleato di governo (tralascio la parte fluttuante dell’elettorato, verso questa parte molto maggiore è l’abilità della Lega di circuirla  con sprezzo delle conseguenze future e dei conti da pagare) sia molto più affine a chi è più attento alle necessità del territorio e delle classi più fragili (al netto dei drammatici limiti politici, culturali ed etici che gli esponenti apicali del movimento mostrano, ma dai quali nessun politico può chiamarsi estraneo)

Potrei sbagliarmi, ma continuo a pensare che (come capita in alcuni momento topici dove è una singolo fatto a determinare gli eventi seguenti) l’intervista imposta a Fazio con la quale Renzi ha stoppato ogni colloquio tra PD e M5S sia stato uno degli atti più sciagurati dei tempi recenti, e temo che non sia stato un errore quanto una strategia di interesse personale.

Occorre prestare attenzione ad usare eccessivamente la minaccia di fascistizzazione della realtà politica italiana, c’è il rischio di esaurire la forza della denuncia per svilimento causa reiterazione della minaccia con esito di banalizzazione e reazione di stanchezza. Mi sembra che siamo indirizzati più verso una democrazia illiberale, concentrata in una cinghia di trasmissione forte tra Comuni, realtà intermedie e Stato (isolato dall’Europa e orientato verso realtà allogene politicamente e culturalmente come Russia e Cina) e occupazione del “ventre molle” della amministrazione (mi sembra che contrariamente alle uscite intemerate e stupide dei M5S, i loro coinquilini del governo preferisca captare la benevolenza della amministrazione). Credo che dell’ultimo decreto sia meno pericolosa la parte sui richiedenti asilo (per quanto eticamente urtante) rispetto alla strategia di controllo del territorio che rappresenta probabilmente un dono avvelenato per gli italiani (ce ne accorgeremo quando sarà tardi, forse)

Prioritario sarebbe che nell’ampio e disperso schieramento di sinistra (a tutti i livelli, dai partiti alle persone), si sapesse trovare un minimo comune denominatore invece di proporre sempre “nuovi soggetti” stantii prima di nascere o di spaccare quelli esistenti ancorché in stato comatoso. Occorre farsi una ragione che la traversata del deserto non solo sarà lunga, ma a me sembra neppure incominciata. Ma parlando si “sinistra” questa mia è un pio desiderio utopistico, e come l’ho espresso lo abbandono (inutile sperare nelle cose impossibili)

Assunto che il percorso sarà lungo e le opportunità lontane, di sicuro non si può (ma sono convinto che nessuno lo fa) sperare in un default della Nazione per un ribaltone (non è eticamente sostenibile e poi sappiamo chi pagherebbe). Per questo suggerisco di avere la capacità di discernere.

Potrei sbagliarmi.


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